Hugo e Rose, di Bridget Foley
Ho cominciato a leggere con molta curiosità Hugo e Rose, edito da E/O edizioni con traduzione di Nello Giuliano, perché si tratta del romanzo d’esordio di Bridget Foley e non avevo dunque un “precedente” a cui fare riferimento. Devo dire che, nonostante qualche esitazione iniziale, ne sono rimasta positivamente colpita.
All’apparenza si tratta della storia di una donna insoddisfatta, rassegnata ad avere un aspetto non più gradevole imposto dallo scorrere degli anni e al fatto che la sua individualità sia stata definitivamente schiacciata dall’ingombrante presenza dei tre figli.
Lì non era Rose. Era mamma di Penny. Mamma di Adam. Mamma di Isaac.Una persona che non esisteva al di fuori del ruolo definito dai suoi figli.
È la stessa Rose a dar voce alle sue sensazioni, cosicché ci si ritrova ad affiancare la protagonista in un percorso che la porterà a riscoprire la gioie autentiche della sua vita. Ma non senza dover superare qualche ostacolo.
Ciò che rende questo romanzo diverso è la presenza di un mondo onirico parallelo alla vita reale, “l’isola” sulla quale Rose approda nei suoi sogni e dove incontra l’intrepido Hugo che, fin dalla sua infanzia, la accompagna ogni notte attraverso mille avventure nel Baratro del Ragno, a bordo del Legnotondo, verso Città Castello. Un mondo di evasione dall’insoddisfazione quotidiana nel quale esiste solo una Rose giovane, forte e coraggiosa, appagata e felice.
Questo almeno finché le strade della realtà e del sogno non si scontrano, sconvolgendole la vita. Perché la scoperta che Hugo esiste davvero e vive a pochi chilometri di distanza da lei la costringe a mettere in discussione ogni cosa – a partire dalla sua salute mentale – e a chiedersi che direzione voglia far prendere alla sua vita.
L’Hugo reale diventa così una sorta di tregua dalle sue preoccupazioni, dal suo senso di inadeguatezza come madre per non essere capace di sentire la mancanza dei figli mentre questi sono a scuola, per il modo in cui le incombenze di tutti i giorni le risultano pesanti.
Il sogno, che prima rappresentava per Rose il momento del distacco dalla realtà, diventa poco a poco il nuovo tiranno della sua vita, costringendola a chiedersi: è davvero giunto il momento di cambiare e imbarcarsi alla ricerca di una rinnovata felicità?
Lo stile semplice e personale adottato dall’autrice ben si presta a descrivere il mondo di Rose, della quale possiamo anche “leggere” i pensieri durante i non rari momenti di discorso indiretto libero. È così che un motivo apparentemente comune – l’insoddisfazione di una donna matura che dedica ogni suo sforzo al benessere della famiglia, trascurando se stessa – perde ogni banalità e diventa un interessante processo di maturazione psicologica, nel tentativo di mettere tutti i pezzi del puzzle al loro posto e trovare così la giusta direzione da dare alla propria esistenza.