Intervista: A tu per tu con Melanie Raabe, autrice de La trappola
Dopo il grande successo riscosso nel mercato editoriale europeo, arriva anche in Italia il primo romanzo della grande e promettente scrittrice Melanie Raabe: La trappola (Corbaccio), tradotto dal tedesco da Leonella Basiglini.
Gabriele Scandolaro l’ha incontrata e intervistata per voi a Milano, dove la scrittrice si trovava per presentare il suo capolavoro.
Chi è Melanie Raabe?
Melanie Raabe è una blogger e una giornalista e, da qualche anno, una scrittrice. Questo in realtà sarebbe il mio quinto libro, anche se gli altri quattro non sono stati stampati, in quanto non sono piaciuti agli editori. A parte uno, che era un’altro psicothriller, gli altri tre erano di generi letterari differenti. Sono stati molto importanti per me perché da questi libri ho imparato molto su di me e sulla mia scrittura.
Linda, la protagonista di questa storia, vive come una reclusa. Il suo è un modo di proteggersi dal mondo o da se stessa?
Credo che si possa leggere nel primo modo. Linda deve proteggersi perché il male è attorno a lei, il suo mondo è ne è accerchiato. La sua sfida, se così vogliamo chiamarla, è quella di sfidare quel male e uscire di casa. Solo in questo modo può trovare la pace.
Ogni scrittore segue un suo modello o ha uno scrittore che funge da guida. Anche per lei è stato così?
No, non direi. Non ho preso un autore in particolare da seguire. Io, come penso tutti voi, sono sempre stata una persona che legge molto. Da bambina puntavo spesso la sveglia per alzarmi prima e leggere, leggere, leggere finché non arrivava mia madre a dirmi di andare a scuola. Anche la sera, dopo che tutte le luci in casa si erano spente, tenevo una torcia sotto le coperte per fare luce e leggevo finché non mi addormentavo. Io ho una mia personalissima teoria: credo che ognuno di noi sia la somma delle storie che ha letto. Per questo credo che il mio stile sia un po’ particolare.
Molto spesso c’è il mito dello scrittore ricco che vive dei soli proventi della sua attività letteraria. Cosa ne pensa?
Penso sia un mito. Non credo che sia fattibile per tutti gli scrittori permettersi il lusso di vivere della propria arte e non ho ancora incontrato uno scrittore in grado di mantenersi con il proprio lavoro. Dico “non ancora” perché magari domani conoscerò Stephen King, quindi… Scherzi a parte, penso sia un mito proprio come Linda, la mia protagonista, reclusa in casa e in grado di vivere della sola rendita dei suoi guadagni come scrittrice.
Quanta importanza hanno i rapporti familiari nella Sua vita?
Trovo che queste relazioni interpersonali siano complesse. Non esistono relazioni in cui si ama al cento per cento o si odia al cento per cento. Tutto è sfaccettato, nella vita: ogni rapporto è un processo e passa per fasi diverse e sono rapporti complessi.
Norbert, l’editore di Linda nel romanzo, si lamenta del fatto che quest’ultima abbia costruito una storia d’amore nel suo romanzo, mascherandola da thriller. Cosa ci dice in merito?
Vorrei precisare che non si tratta di una storia d’amore vera e propria. Non c’è sentimentalismo all’interno del romanzo, nemmeno nel protoromanzo di Linda. Però volevo inserire qualcosa che ricordasse l’amore, non l’amore vero e proprio ma un’idea dell’amore. Perché questa donna si chiude in casa? Per amore, forse? Sì, un pochino. Ma non è una storia d’amore, solo un accenno, una possibilità. Il libro che Linda scrive, e di cui i lettori leggono qualche parte, altro non è che un frammento del libro che Norbert ha letto per intero. A marzo del prossimo anno, per la pubblicazione dell’edizione tascabile del mio romanzo, sto pensando di ampliare e inserire, forse in appendice o forse a parte, il romanzo che Linda ha scritto per irretire l’assassino.
Lei ha lungamente trattato delle fobie del suo personaggio. Quali sono le Sue?
I ragni, senza alcun dubbio, esattamente come Linda. Ed esattamente come lei anche io ho fatto una seduta di psicoterapia d’urto in cui mi sono esercitata a tenere in mano un grosso ragno vivo. Non è uno scherzo: ho pure la foto sul cellulare, se desidera vederla.
Quanto ha impiegato a scrivere questo romanzo?
Circa sei mesi. Una volta che la casa editrice ha acquistato i diritti del mio romanzo, che all’epoca contava circa una ventina di pagine ed era quindi incompiuto, ho ideato una struttura. Poi in sei mesi sono riuscita a scrivere tutto. Non ho avuto paura di non farcela, sono molto precisa nel rispettare le scadenze. Tuttavia, scrivere la storia nella storia, ovvero il romanzo di Linda, quello è stato estremamente difficile perché ho dovuto immedesimarmi in un’altra persona e scrivere come avrebbe scritto lei
Lei è stata spesso associata al famoso scrittore Wolf Dorne. Pensa ci sia del vero nel paragone?
Sono rimasta molto sbalordita da questo paragone fatto dalla stampa estera e mi sorprende che anche in Italia la si pensi così. Insomma, Wolf Dorne è Wolf Dorne. È un mito, troppo irraggiungibile anche per me. Io sono solo Melanie Raabe e voglio, con i miei scritti, essere la migliore versione di Melanie Raabe come Wolf Dorne è la migliore versione di se stesso. È questo quello che conta. Anche se certo sono molto lusingata dal paragone.
Salutiamo così Melanie Raabe. Ringraziamo inoltre Francesca Ilardi che con il suo lavoro di interprete ha reso possibile questa intervista.
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