La notte delle fate, di Matteo Zanini
Dieci fate, dieci racconti, una sola lunghissima notte durante la quale riaprire il varco che divide realtà tangibile da mondo magico. E sarà proprio durante la notte delle Fate che questo confine verrà sciolto per ridare vita a un’antichissima tradizione di racconto:
…Esiste un lieve confine tra le favole e le leggende: le prime, spesso, sono ispirate da avvenimenti fantastici ed irreali; le seconde, invece, da fatti realmente accaduti…
…Cosa siamo disposti a fare per Amore? Affrontare le nostre paure più nascoste? Rinunciare a ricchezze pur di ottenere la vera felicità?…
…Racconterò questa storia per donare a chiunque la ascolti attentamente la capacità di riflettere. Che i miei accompagnatori musicali inizino a cantare…
Dal principe imprigionato all’interno di uno specchio agli Elfi educatori, dalla regina delle fate alla strega delle Bianche Paludi, Matteo Zanini riporta alla luce la sua opera più giovane dopo cinque anni dalla sua nascita. E lo fa quasi mettendo in scena un plot teatrale nel quale tempi, attori, ambientazioni s’incrociano e incontrano in totale armonia. Ancora lontani i tempi di Irraggiungibile e Aggrappati a un sogno, i suoi scritti maggiori, ma sin da qui, ne La notte delle fate, possiamo intravedere gli aspetti cardine del suo stile: un linguaggio morbido, musicale, un’attenta cura dei particolari, un gusto impeccabile nella ricerca della perfetta coerenza narrativa, che conferiscono all’opera una struttura ciclica. Uno scritto ancora acerbo ma in grado di mostrare uno Zanini inedito, narratore del fantastico.
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