Recensione: Dio se la caverà, di Alan Poloni
Dio se la caverà è il titolo, decisamente particolare, del romanzo d’esordio di Alan Poloni. Lo scrittore, bergamasco classe 1973, si dedica all’attività letteraria a tutto tondo: è insegnante di lettere, fondatore di un’associazione che promuove in scuole e biblioteche la lettura di libri (la Martin Eden Experience), ha scritto uno spettacolo teatrale dal titolo Ominidi 2.0 e realizzato il documentario Vicini all’inferno, che attraversa paesi quali il Belgio e la Francia seguendo le tracce, personali, di un nonno minatore e quelle, letterarie, di Rimbaud. Dio se la caverà è quindi un romanzo d’esordio la cui lettura, tuttavia, mi ha permesso di comprendere che lo stile e la capacità narrativa di questo scrittore paiono arrivare invece da lontano, già rodati su binari che decisamente funzionano.
Il libro si presenta, come tutti quelli editi dalla Neo edizioni, con una copertina accattivante: un Elvis dall’aria pensosa, col suo inconfondibile ciuffo, troneggia davanti a un macchina da scrivere. La testa del cantante è però sproporzionata in confronto al corpo, che sembra quello di un ragazzo: un contrasto che rimanda a mio parere direttamente alla dualità dei personaggi proposti dall’autore, ammantati da una grandezza interiore e personale che si disperde in una realtà che li relega in una battaglia con la vita che spesso sembra avere la meglio. La figura del cantante, scelta per essere accostata al titolo, è lì a rappresentare anche la via musicale che attraversa un po’ tutto il romanzo, con i numerosi riferimenti a grandi nomi che di quest’arte sono stati padroni: dallo stesso Elvis a gruppi come gli Iron Maiden e i Black Sabbath, passando per i Nirvana di Kurt Cobain o il compianto Ronnie James Dio. Poloni ha saputo dare un’impronta decisamente rock all’intero romanzo che, oltre a lasciar trapelare i suoi gusti musicali, sembra aver impregnato anche il ritmo e la stesura delle vicende raccontate in queste pagine.
Volendo andare con ordine, bisognerebbe raccontare gli accadimenti fino a svelarne la perfetta conclusione proposta nel finale, ma così si perderebbe il gusto di poter scoprire pagina dopo pagina i personaggi e le storie proposte. Mi limiterò quindi a scrivere che questo romanzo non racconta una storia ma un intreccio di vite; che ci troveremo di fronte a Nic, marchiato dalla dislessia, e al suo amico Dave, lontano da una realtà più comunemente normale a causa di una madre che lo ha reso un “mostro” di conoscenza del filosofo tedesco Wittgenstein; di fronte ad un avvocato, chiamato da tutti “Zio”, e al suo amico Klaus, l’uno alle prese con le proprie crisi quasi adolescenziali e l’altro sempre pronto a nuove sfide in fatto di affari (che risultano essere sempre, e quasi magicamente, vincenti); e ancora ad Antonio Timpano, scrittore in passato di successo e che oggi rimane fuori dal mondo letterario che conta, in crisi perché sprovvisto di una pagina su Wikipedia; e infine di fronte ad Augusto Loglio, uomo dal passato travagliato che si trova a dirigere un collegio per ragazzi da raddrizzare, quasi a dispetto della sua indole ribelle e trasgressiva, mitigata dalla sua nuova immagine di Rettore…
Tutte vite apparentemente distanti che trovano però nel corso delle pagine un luogo comune: Nic e Dave si trovano in un collegio diretto da Augusto Loglio, lo Zio giocherà una parte importante nella vita di Nic, mentre Antonio Timpano lascerà, inconsapevolmente, la possibilità a uno dei ragazzi che frequentano il collegio di porre l’ultima parola sulla sua carriera di scrittore. I temi proposti diventano quindi mondi: il mondo della famiglia e del rapporto genitori-figli, proposto in maniera reale e disincantata, il mondo dell’essere (o dell’apparire) che spacca in due personaggi come lo Zio (avvocato di giorno e frequentatore di prostitute di notte) e Augusto Loglio (Rettore integro e integerrimo che si concede una volta alla settimana, il martedì, il lusso di lasciarsi andare a qualche bicchiere di vino per permettere al suo passato di tornare a galla) o ancora il mondo, stavolta interiore, di un ragazzo di nome Nic, che trova nella ribellione una propria maniera di sentirsi più forte e più adulto e di un Zio che, affacciandosi alla vita del ragazzo, palesa la propria inadeguatezza di uomo con una ribellione in questo caso eccessiva e forse ormai al di là della propria età.
E oltre a tutto questo c’è spazio anche a note di umorismo che rendono la lettura ancora più piacevole, come il dialogo tra due ragazzi all’interno del collegio:
“Come si chiama il tipo molto importante che trovano morto nella vasca da bagno a Parigi?”
“Marat”
“Jim Morrison, scemo”
Un piccolo scambio di parole che rende il sovvertimento culturale servito senza troppo scandalo.
Non resta che a voi scoprire se il Dio di “Dio se la caverà” è quello interiore che fa a botte con la realtà, quello del Ronnie James Dio proposto in questo romanzo decisamente rock, o semplicemente l’etereo e impalpabile Dio che al di sopra delle nostre teste crea e dirige vite al limite dell’improbabilità, come queste, dal sapore così dannatamente normale.
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