Vimini, di Donato Cutolo
Vimini è il titolo del secondo lavoro letterario di Donato Cutolo, già autore di Carillon, successo editoriale pubblicato nel 2009. Anche questa volta lo scrittore ci ha regalato un lavoro composto fatto di scrittura e musica. Difatti, come nel caso di Carillon, insieme al libro troviamo un cd allegato che contiene la colonna sonora al testo. La proposta musicale legata a Vimini è stata scritta dal compositore e chitarrista degli Avion Travel, Fausto Mesolella. Ci troviamo quindi di fronte ad un’opera che, più che essere un libro, è un viaggio completo: le parole di Cutolo intrecciano insieme alla musica del compositore un lavoro di rara bellezza che trascende il letterario per porsi nel più ampio campo dell’arte.
Vimini, protagonista del libro, è una ragazza giovane che si racconta attraverso le pagine, che riporta a galla le emozioni del proprio passato e tutte le contraddizioni del suo presente. Ha alle spalle un passato duro, costellato di figure che lo hanno segnato inesorabilmente: da un lato sua madre, donna alla ricerca di emozioni forti e vittima dell’alcol, che non è in grado di amare la propria figlia; dall’altro la nonna, colei che ha rappresentato per un po’ la stabilità, le amorevoli cure, il senso profondo dell’amore materno.
Il suo ritorno a San Timo, suo paese natale, dopo oltre tre anni di assenza, riporterà la ragazza a fare i conti con il passato, a ritrovare il filo del proprio percorso coinvolgendo anche Sacco, amico e vicino di casa, e Remo, il ragazzo del quale è fondamentalmente innamorata.
La scrittura dai toni quasi onirici di Cutulo ci accompagna nelle emozioni più profonde della protagonista, legate al simbolismo dell’arcobaleno: la colonna sonora su cd presenta sette tracce, ognuna delle quali prende il nome da uno dei colori che si prestano a comporre lo spettro di questo particolare fenomeno meteorologico.
Il libro si conclude in poco più di ottanta pagine con un finale a sorpresa che regala un senso all’esistenza della giovane Vimini. E ciò che più rimane al lettore, al di là della storia, è forse la poetica descrittiva di un lavoro breve ma particolarmente intenso:
C’è pace in riva al fiume.
Il rumore dolce dell’acqua suona come le mani di una madre che affondano nel bucato, come vino che cade in un bicchiere, intermittente, lieve.
Gli ultimi battelli attraccano, carezzando le onde. La prua taglia in due la massa d’acqua, come un coltello che ferisce, ma indolore.
Le ancora calano giù veloci, un tonfo sordo, netto, i pesci credono sia cibo, annusano odor ferro e vanno via.
Ciò che rimane è una scia d’olio sulla superficie.
Anche l’acqua ha le sue cicatrici.