Recensione: Wolf, di Laura Locatelli
Accostarsi per la prima volta a un racconto breve di una giovane autrice esordiente, vincere l’impressione iniziale che induce a domandarsi se oltre la copertina si celi l’ennesima narrazione Urban fantasy di Cappuccetto Rosso, intraprendere la lettura temendo una delusione per poi scoprire invece che ci si è appena immersi dentro un’opera valida e avvincente… non ha prezzo.
Sto parlando di Wolf, racconto breve di Laura Locatelli, pubblicato lo scorso anno in ebook da La mela avvelenata.
Suspense, adrenalina crescente e un’inquietudine sempre più opprimente sono gli ingredienti che aggrediscono il lettore sin dalla prima pagina e lo imbrigliano in una narrazione tipica del miglior thriller. Perché proprio di thriller stiamo parlando: attraverso accurati cambi di prospettiva l’autrice catapulta il lettore sin dalla prima riga nel pieno della vicenda, accanto a una bambina terrorizzata, in fuga attraverso il bosco da un aguzzino spietato ed eccentrico.
Un gioco folle e schizofrenico anima le intenzioni del Lupo: la caccia alla piccola Cappuccetto Rosso è appena iniziata ma questa volta nulla ha a che fare con la favola tenebrosa di Charles Perrault. La realtà è molto più spaventosa della finzione… e in palio c’è la vita stessa.
“…Non tutti i lupi sono della stessa sorta; ce n’è un tipo dall’apparenza encomiabile, che non è rumoroso, né odioso, né arrabbiato, ma mite, servizievole e gentile, che segue le giovani ragazze per strada e fino a casa loro. Guai! a chi non sa che questi lupi gentili sono, fra tali creature, le più pericolose!”
(Le Petit Chaperon Rouge, Charles Perrault, 1697)
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