Recensione: Guglielmo Marconi e l’omicidio di Cora Crippen
Avete presente quando vi capita di approfondire argomenti di cui avete sempre ignorato quasi tutto, o meglio nella vostra vita non avete mai avvertito alcun interesse per essi, salvo conoscere al massimo nomi e altri dettagli superficiali?
Ecco, se ce l’avete davanti, questo esempio, è all’incirca ciò che è capitato a me nel leggere Guglielmo Marconi e l’omicidio di Cora Crippen.
Avvicinatomi al libro con l’indiscutibile curiosità che suscita il titolo, un accostamento tra un famoso personaggio dell’Italia del ‘900 (notorietà ben presto divenuta mondiale) e un nome che a molti (e anche a me, lo confesso) dice poco, la lettura è iniziata con qualche balbettio, qualche pausa di troppo (nel corso della quale mi sono spesso chiesto “In che libro mi sono imbattuto?”) prima di prendere un lento, inesorabile ritmo che mi ha mollato solo alla fine (giusto per la parte delle fonti, davvero sconfinata).
In breve, cosa c’entra Guglielmo Marconi, la sua innovazione del telegrafo senza fili e un omicidio perpetrato all’inizio del secolo scorso e sul quale si è molto discusso per tanti aspetti ancora poco chiari?
Nulla, in apparenza. Se non fosse che, per i casi della vita, è proprio un evento non previsto, distante e pertanto non concepibile a fornire l’impulso finale per l’accettazione, su scala mondiale, dell’importanza di un’innovazione.
Non approfondirò oltre questo aspetto, perché voglio sia ognuno di voi a scoprirlo da sé, nel corso della lettura.
Mi limiterò a dire che, nello scorrere le pagine, si dipanano le vicende e i dettagli di due storie che nulla hanno da spartire, tanto è che Marconi e Cora Crippen, due nomi accostati nel titolo, mai si incontreranno e conosceranno.
La storia è ambientata in parte per mare e in gran parte nell’Inghilterra edoardiana, dipinta e ricostruita con sagacia da un autore che dimostra in ogni brano di aver sempre in mano il polso della situazione.
Cora Crippen, moglie farfallona e di facili umori sposata al placido e composto medico Hawley Harvey Crippen, è una di quelle donne che nessun uomo si augurerebbe di sposare. Ambiziosa, impulsiva, eccentrica, volubile, e tanto altro. La perfetta copia carbone del marito, il quale trova sfogo alle passioni della moglie per altri uomini nell’amore della propria assistente Ethel Le Neve, compunta e devota giovane ammaliata dal fascino di quell’uomo così distinto.
Sembrerebbe una normale storia di amore sbagliato se non fosse che, a un certo punto, si scopre che il nodo sta nella sparizione della signora Crippen, svanita nel nulla senza lasciar traccia e sulla cui scomparsa il marito non fornisce elementi chiari, suscitando anzi ben presto ampi sospetti. La ricerca della donna scomparsa procede a tentoni, con alcuni errori che rischiano di diventare definitivi come il lasciarsi sfuggire il dottor Crippen, che lascia l’Inghilterra in compagnia di un’innamorata e ingenua Ethel Le Neve.
Una macabra scoperta, a seguito di una serie di indagini innescate da sospetti sempre più forti che convergono tutti sulla stessa persona, portano Scotland Yard sulle tracce dei fuggitivi. Sarà la caparbietà dell’ispettore capo Walter Dew a portare a termine un arresto che sta per sfumare come la nebbia asportata dal vento che soffia sull’Atlantico.
Ma non basterebbe, se a dargli un giusto contributo non intervenisse l’arguto Kendall, capitano della nave Montrose, che è partita da Anversa ed è diretta verso il Canada.
Proprio sul Montrose sono imbarcati sotto mentite spoglie i fuggiaschi; grazie al capitano che ne scopre la reale identità, viene inviato attraverso il radiotelegrafo un messaggio che mette in allarme proprio Scotland Yard, innescando una caccia all’uomo che rende appassionante soprattutto la seconda parte del romanzo. Ed è proprio l’efficacia dimostrata in questa occasione, l’enorme risalto avuto dal caso presso l’opinione pubblica, a fornire l’elemento in più per confermare l’affidabilità della radiotelegrafia, e quindi il successo finale del brevetto di Marconi.
Parallele alla vicenda dei Crippen, ricostruita in dettaglio grazie a uno scrupoloso lavoro di ricerca, vengono narrate le vicissitudini societarie, umane e scientifiche dell’italico Guglielmo. Ne viene fuori il ritratto di un uomo spesso monomaniacale, ossessionato dal proprio sogno, amante però della bella vita e che spesso non guarderà in faccia a nessuno, mogli e famiglia compresa, pur di riuscire.
Il lavoro di Larson è impeccabile dal punto di vista nozionistico, ammirevole per lo stile saldo e composto, che non perde mai il filo della continuità e riesce a tenere avvinto il lettore con un invisibile legame che lo trascina attraverso quasi seicento pagine, e questo non è da tutti.
Al massimo, avrei evitato qualche pomposità di troppo e dettagli tecnici che potevano essere ridotti in quantità; riconosco, tuttavia, che quando ci si innamora della trama e ci si appassiona al lavoro di ricerca, è davvero difficile se non impossibile lasciare fuori qualcosa per cui si è sudato così tanto (so di cosa parlo, credetemi).
In fin dei conti, consigliare la lettura di questo libro è scontato, in special modo perché il suo è uno sviluppo anomalo ma non per questo poco intrigante. Inoltre, esso narra di fatti davvero accaduti, e di personaggi davvero esistiti, e secondo il mio modesto parere (non ci crederete troppo, ma ogni tanto pecco di modestia) questo è un punto a favore per intrigarvi nella lettura.
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