Recensione: L’uomo che metteva in ordine il mondo, di Fredrik Backman
A metà strada tra Forrest Gump e Gran Torino, in una Svezia letteraria ancora poco conosciuta dal grande pubblico (se non grazie al genere thriller), si trova Ove. Maschio, 59 anni, vedovo, pervaso da un’irrefrenabile desiderio di suicidio, Ove è il protagonista dell’opera prima del giornalista e blogger Fredrik Backman: L’uomo che metteva in ordine il mondo.
Ove è il vicino di casa perdigiorno e attaccabrighe, il pensionato rissoso al volante, il cliente-incubo di ogni commesso di elettronica; Ove incarna il cliché e l’imprevedibile, l’assurdo e il quotidiano. La battuta acida che a volte tutti pensiamo ma che ci teniamo stretti in testa, Ove la tira fuori urlando; la regola ingiusta che non capiamo e subiamo solo perché imposta, Ove la contesta e la nega in uno slalom di irrefrenabile humor e sarcasmo che avvince sin dalle prime righe.
Ma perché Ove fa tutto questo? Perché Ove è un vicino amaro come una medicina? Perché in realtà Ove si sente un uomo “finito”, un’inutile pensionato lasciato solo al centro di un mondo ormai fuori controllo, assurdo e crudele.
La morte è una cosa curiosa. Viviamo tutta la vita come se non esistesse, ma il più delle volte è una delle ragioni in assoluto più importanti per vivere. Alcuni di noi ne diventano consapevoli così in fretta che vivono più intensamente, più ostinatamente, e in maniera più furiosa. Altri necessitano della sua costante presenza per sentirsi vivi. Altri ancora finiscono per accomodarsi nella sua sala d’attesa molto tempo prima che lei abbia annunciato il suo arrivo. La temiamo, eppure la gran parte di noi teme soprattutto l’eventualità che colpisca qualcun altro, qualcuno a cui vogliamo bene. Perché la più grande paura legata alla morte è che ci passi accanto. Che si prenda chi amiamo. E che ci lasci soli.
Ma a volte anche “farla finita” può rivelarsi una sfida più impervia di quanto si possa immaginare, a volte è necessario fare i conti con “il mondo là fuori” anche se non si vuole, anche se si vorrebbe dire addio a tutto… perché “il mondo là fuori” sta bussando alla nostra porta e non se ne andrà!
Un romanzo imperdibile e irriverente che ridisegna i contorni della comicità amara. Un capolavoro nato per caso dalle pagine di un blog e divenuto un caso internazionale.
Controindicazioni? Un “uso eccessivo “ del romanzo potrebbe indurvi a diventare simili al protagonista, a perdere i freni inibitori della parola in pubblico e a dire ciò che pensate quando lo pensate… sempre che questa possa essere chiamata “controindicazione”!