Recensione: The Day the Crayons Quit, di Drew Daywalt e Oliver Jeffers
Cosa succede quando i colori decidono di scioperare, esausti per il duro lavoro a cui vengono sottoposti ogni giorno?
“The day the crayons quit” è un libro per bambini, ma sorprendentemente può divertire anche i più grandi per la fantastica ironia con cui è scritto.
Il volume è come una raccolta di tante lettere scritte a mano da ognuno dei pastelli appartenenti a Duncan, il destinatario delle missive, nonché proprietario dei colori.
Ogni colore vuol dire la sua sul modo in cui viene usato da Duncan: c’è chi si lamenta del troppo lavoro durante le feste (il Rosso), chi cerca una propria identità (il Beige), chi è stufo di essere usato solo per colorare giganteschi elefanti o ippopotami (il Grigio) e chi invece vorrebbe essere usato in un modo un po’ più creativo anziché tracciare sempre i soliti contorni scuri (il Nero).
Ogni colore ha un carattere ben definito che si rispecchia nel proprio modo di scrivere: talvolta irruento, nel caso dei colori caldi, talvolta più pacato e mitigato come accade per il verde conciliatore.
Questo libro è utile per analizzare assieme al bambino le differenze con cui ogni colore percepisce se stesso e il proprio ruolo. Si può riflettere sul modo in cui talvolta la scelta dei colori sia condizionata da cliché culturali: il Rosa, ad esempio, viene spesso trascurato da Dunkan, probabilmente perché considerato un colore “da femmina”, mentre invece si potrebbe ribaltare la situazione in modo più creativo.
Alla fine del libro Dunkan decide di assecondare le richieste dei suoi colori e sbizzarrirsi utilizzandoli come mai aveva fatto prima. Il risultato è un bellissimo disegno pieno di colore e creatività con cui conquisterà un bel voto a scuola.
Le immagini del libro hanno uno stile fresco e naif, attento a riprodurre lo stile di un bambino per quello che sono i suoi disegni e la grafia incerta con la quale i colori scrivono le proprie richieste. L’utilizzo di foto reali per la carta su cui è scritta ogni lettera accentua la concretezza dei disegni a pastello e la texture di ogni tratto.
L’unica nota che potrei fare è che può essere difficile per un bambino la lettura autonoma di questo libro, in quanto proprio la grafia incerta rende talvolta confusionaria la lettura. Una lettura collettiva o con un adulto potrà essere d’aiuto per chiarificare alcuni concetti e apprezzare a pieno questa storiella divertentissima.
La mia recensione si basa sul libro scritto in lingua originale, ovvero in inglese, non so se esistano traduzioni in italiano e se la resa grafica delle lettere scritte a mano sia più o meno simile a questa edizioni, per cui il mio ultimo commento potrebbe non valere per la versione tradotta.
Resta comunque un libro consigliatissimo, non solo ai bambini.