Recensione: Il senno del poi, di Giuseppe Magnarapa
Una serie di omicidi, nel giro di poco tempo, trasformano Guidonia, una tranquilla cittadina della campagna romana, nella protagonista della cronaca nazionale e internazionale. All’improvviso la vita dei cittadini e delle autorità, che fino a quel momento era andata avanti nella monotonia e nella calma della quotidianità, viene completamente stravolta. Nessuno è più al sicuro: possibile che anche una normale località di provincia possa nascondere nel suo grembo “un mostro”?
La storia de Il senno del poi, romanzo di Giuseppe Magnarapa edito da Elison Publishing, si muove su due piani temporali diversi in cui passato e presente si incastrano come in un puzzle: i ricordi riaffiorano dalla memoria dell’assassino così come le vittime riemergono dalle zone rupestri e industriali in disuso. In questa situazione di percezione alterata, l’anziano psichiatra Pietro Salvemini, ex responsabile del Centro di Sanità Mentale in pensione da qualche anno, si trova suo malgrado coinvolto nelle indagini e, contemporaneamente, costretto a uscire dal torpore della sua esistenza per ricercare indizi sulla scomparsa di un suo vecchio collaboratore. Questo lo porta a spulciare tra gli appunti di quest’ultimo basati sulle osservazioni di pazienti problematici e potenzialmente pericolosi.
Leggendo questo thriller si ha la sensazione di essere in una sala cinematografica, poiché la scena cambia di continuo e in modo repentino lasciando il lettore in sospeso tra la curiosità e il dubbio. Questa tecnica attribuisce alla narrazione una vivacità e un movimento tali da mantenere la tensione narrativa elevata per tutto il racconto.
Fin dal Prologo si respira un’atmosfera di mistero che appare più collegata ai risvolti patologici della mente umana che ai delitti. Nell’universo narrativo è presente una varietà di personaggi che include sia i cosiddetti “malati di mente” che le persone normali, ognuna con le proprie paure e ossessioni; una ricca molteplicità umana dove tutti possono diventare possibili assassini e dove il confine che separa la normalità dalla follia sembra essere molto labile e soprattutto non si può prevedere l’istante in cui verrà oltrepassato.
La capacità dell’autore sta nel saper dosare con maestria le informazioni e nell’uso di un linguaggio tecnico, ma comprensibile, in grado di catturare l’attenzione del lettore, che resta affascinato e spaventato dall’insondabilità del lato oscuro presente in ogni essere umano. Esempio ne è il finale, dai risvolti davvero inquietanti.
Nel 2013 l’autore Giuseppe Magnarapa ha vinto il primo premio al Concorso “Angelo Musco” per la Sezione Narrativa Inedita.