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Il mio passaggio in India

Il ragazzo giusto
Il ragazzo giusto

Ho scelto questo romanzo come sempre faccio, a pelle, e mi ha dato molto di più di quanto mi aspettassi. Io cercavo semplicemente un “compagno” per un lungo viaggio, invece ho scoperto l’India.

Il sipario de Il ragazzo giusto, di Vikram Seth (traduzione di Lidia Perria per TEA Edizioni) si apre su un giardino di Brahmpur durante i festeggiamenti per un matrimonio, e fin dalle prime pagine l’autore delinea magistralmente i personaggi e tesse una trama avvincente. Ogni capitolo è una porta che si apre su uno dei tanti mondi dell’India: le molteplici religioni, ciascuna con i propri riti; la fervente vita politica, a pochi anni dalla nascita del paese, con i suoi conflitti e le sue alleanze; le diverse dinamiche familiari tra tensioni,  affetti e segreti; l’interagire tra indù e musulmani, tra inglesi e indiani, e così di seguito fino alle minuzie della vita quotidiana, alle personalità dei personaggi, che si inseriscono nei diversi contesti con la naturalezza della vita reale.

Incontriamo l’ansiosa, emotiva e ostinata Sig.ra Rupa Mehra, che sente come suo dovere morale, nella sua posizione di vedova, di provvedere al futuro delle sue figlie trovando loro un buon partito; l’obbediente ma non sottomessa Lata, con una personalità brillante e un temperamento tranquillo ma determinato; Pran Kapoor, il classico bravo ragazzo, e suo fratello Maan, l’affascinante pecora nera; il bilioso e sempre scontento Ministro Mahesh Kapoor; il devoto Nawab Sahib di Baitar; la dolce Savita; la bellissima cortigiana Saeda Bai; Haresh, l’uomo che si è fatto da sé; Arun, il velleitario snob e Meenakshi, la vera snob. Anche i personaggi minori, come la bella e studiosa Tasmeen, il collerico Raja di Marh, il bambino prodigio Bhaskar, la frivola Kuku, il cupo Rasheed e l’inquietante Sig. Sahgal sono credibili e soprattutto godibili.

Le vite si intrecciano e le storie si intessono, morbidamente complesse, sul telaio dell’India: l’India elegante di Calcutta, sonnolenta di Brahmpur, rurale di Debaria e operosa di Cawnpore.

Come tutti i grandi libri, Il ragazzo giusto ha molteplici livelli di lettura. È la storia dell’India che cerca di camminare sulle sue tentennanti gambe subito dopo l’indipendenza. È una bellissima storia sull’amicizia — tra Mahesh Kapoor e il Nawab Sahib di Baitar, tra Maan e Firoz, e tra Lata e Malati. È una storia sull’amore, l’attrazione, la passione e il matrimonio nelle loro diverse forme — dolce ed equilibrato tra Pran e Savita, irrequieto e indeciso tra Lata e i suoi diversi pretendenti, premuroso e preoccupato tra Veena e Kedarnath, superficiale tra la bella Meenakshi e suo marito Arun, sensuale tra Maan e Saeda Bai, accondiscendente tra la giovane Parvati e l’anziano e bilioso Dr. Kishen Chand Seth, sprecato tra la devota Sig.ra Kapoor e l’ingrato ministro Maher Kapoor. È un storia sulla musica dell’India, dibattuta tra ghazal e raga, che si diffonde nell’aria a suon di sarangi e tabla.  È un storia sulle lingue dell’India — molti, infatti, sono i termini in hindi e urdu, che da un lato possono scoraggiare una lettura più immediata, ma che consentono al lettore attento una comprensione più profonda della composita realtà di questo paese.

Non so se l’autore del libro, Vikram Seth, abbia letto Passaggio in India di E. M. Forster, ma a me piace pensare di sì, e dopo aver finito con voracità Il ragazzo giusto ho riletto quel classico e vi ho trovato momenti che, nel mio fantastico intessere le origini del libro, ho immaginato che Seth abbia usato come spunto per raccontare la “sua” India.

Così si è chiuso il cerchio: i libri che “parlano” gli uni agli altri, che richiamano l’un l’altro in una magica catena di curiosità, di sapere, di letture, di vita. E al di là di tutte le speculazioni contenutistiche, Il ragazzo giusto è un libro da assaporare o da divorare, a seconda delle propensioni del lettore. È un bel libro da leggere, un ottimo “compagno” di viaggio. Semplicemente.

Raffaella De Lia

Raffaella De Lia è riuscita a fare della sua passione per le lingue e per le parole il suo lavoro. Laureta in lingue in Italia, lavora come redattrice alla sede centrale dell’ONU a New York. La passione per le parole le è stata trasmessa da sua madre che le leggeva delle storie quando lei era ancora troppo piccola per poter godere della lettura e dalla sua maestra elementare che faceva lo stesso con tutto il resto della classe. Innamorata delle parole lette, parlate, scritte e ascoltate, Raffaella legge, parla, scrive e occasionalmente ascolta in cinque lingue. Tra le sue passioni figurano la buona tavola, la sua bicicletta, la disco music, un bel film visto al cinema e ogni libro che la faccia sorridere, riflettere, commuovere, “vivere” una storia come se fosse la sua. Cosa fa su MeLoLeggo? Imbattutasi nel sito in una crisi di astinenza da libri, ha subito riconosciuto nei redattori di MeLoLeggo delle anime affini, ha avvertito in loro i “sintomi” della stessa “malattia” e ha chiesto di potersi unire a loro nel viaggio infinito a libri aperti.

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