New York, Will Eisner
Questo è uno dei rari casi nei quali mi sento in imbarazzo a scrivere una recensione. Qualunque cosa io possa dire in merito all’opera New York sarà sempre parola inadeguata in relazione all’inarrivabile e incontestabile genio che ha realizzato questo volume, Will Eisner.
Ma iniziamo dalle informazioni tecniche, qui non posso sbagliare! New York raccoglie quattro celebri graphic novel ambientate nella Grande Mela: La grande città (New York. The big city, 1986), Il Palazzo (The building, 1987), City People notebook (1989) e Gente invisibile (Invisible people, 1993). Quattro capolavori per immortalare una metropoli che Eisner conosce bene e nella quale ha vissuto la maggior parte della sua vita.
Un mondo fatto di rumori, di odori, di fantasmi, di luci,di punti di vista; ma soprattutto una realtà caratterizzata da storie di vita e sentimenti. Con un tratto grafico che colpisce dritto al cuore, spesso privo di dialoghi e proprio per questo ancora più d’impatto, Will Eisner porta alla luce esistenze che troppo spesso si perdono sullo sfondo della quotidianità, racconti di solitudini, di lotte, di cadute, di illusioni, di scontri e mancati incontri. E ciò che più traspare dalle opere dell’artista americano è quell’occhio indagatore, talento riservato a pochi, capace di scorgere nel tran tran frenetico, nel chiasso quotidiano, nella moltitudine di corpi quell’evento unico e irripetibile, tanto straordinario quanto paradossalmente umano.
Will Eisner non è autore della buona novella, le sue storie non fanno sempre allargare il cuore e non ci rassicurano con uno scontato lieto fine; Will Eisner porta in scena la commedia della vita per ciò che è: difficile, a volte ingrata, per alcuni più in salita di altri, a tratti incomprensibile… ma dannatamente vera.
Potrei cercare di arrampicarmi sugli specchi provando a descrivervi stile grafico, scelta dei chiaroscuri, struttura dei racconti… ma non lo farò. Davanti a uno dei più grandi autori dei fumetti mai esistiti non posso far altro che sventolare bandiera bianca e apprezzare tutto ciò che Eisner ci ha regalato, intensamente. Lascerò parlare chi ha avuto l’onore di conoscerlo in prima persona, e che meglio di me può spiegare quale fosse la vera essenza di Will Eisner:
“Cosa ti spinge a lavorare?”, gli ho chiesto nel 2001 al Chicago Humanities Festival, dove lui e io e Art Spiegelman e Scott McCloud eravamo ospiti – qualcosa che sarebbe stato impensabile negli anni Trenta, quando Will aveva cominciato a disegnare fumetti. Volevo sapere perché andava avanti, perché continuava a fare fumetti quando i suoi coetanei (gente come Bob Kane – prima di fare Batman) si erano ritirati da tempo e avevano smesso di fare arte e di raccontare storie.Mi disse che aveva visto un film, in cui un musicista jazz continuava a suonare perché era ancora alla ricerca della Nota. Era là fuori da qualche parte, e lui continuava a cercarla. E quello era il motivo per cui Will andava avanti: nella speranza di fare, prima o poi, qualcosa di cui essere soddisfatto. Stava ancora cercando la Nota…
Neil Gaiman