Una casa sul mare del Nord, di Nina George
«Sarei affondata volentieri nelle sue acque», disse Marianne piano. «Avrebbero coperto tutto, mi avrebbero sommerso per poi ritirarsi, dimenticandomi. Ho cercato la morte».
«E poi?» chiese Pascale angosciata.
«Poi mi è capitata la vita».
Quanto si può essere stanchi della propria vita o di se stessi? Marianne, la protagonista del nuovo romanzo di Nina George, Una casa sul mare del Nord (Sperling & Kupfer, trad. di Cristina Proto) lo è tanto, talmente tanto che l’unica soluzione che ritiene possibile per tirarsi fuori dai giochi e liberarsi di quel pesante fardello che le pesa sulle spalle è il suicidio. E proprio un attimo prima di lasciarsi cadere nelle fredde acque della Senna, Marianne “Non si era mai sentita così leggera. Così libera. Così felice”. Perché il fatto è che non ha atteso di avere sessant’anni per buttarsi giù da un ponte di Parigi e morire. Lei è già morta, giorno dopo giorno, per decenni. Quel tuffo, per lei che di decisioni per se stessa, nella vita, non ne ha prese mai, è un grido di rinascita, di lotta, di speranza. È anche un grido che, grazie a un uomo che prontamente interviene, non rimarrà soffocato dalle correnti della Senna…
Così, dopo aver preso una prima decisione, quella di suicidarsi, Marianne ci prende gusto. O forse conta di più il fatto di non avere più niente da perdere. O di aver capito che è meglio la morte piuttosto che continuare a vivere la stessa vita. Fatto sta che Marianne decide ancora e, insieme alla sua disperazione e poco altro, scappa, fugge, corre via da un marito che non ama e tutto quanto ne consegue e si ritrova in Bretagna, a nord della Francia, in un paesino sferzato dalle onde dell’Oceano dove l’aria è fredda e i colori ti fanno venire voglia di cose che non hai mai avuto.
In questo caso ciò che Marianne non ha mai avuto sono stati un lavoretto e un po’ di libertà. E li trova entrambi, lì a Kerdruc. Insieme a un gatto, tanti amici e del tempo, tempo a volontà per attendere se stessa, accettarsi, ritrovare quella parte di sé che era rimasta soffocata, nascosta, muta. Riscopre il gusto del buon cibo, il sapore di una risata, il colore che può avere il proprio mondo interiore quando si è felici.
È una storia scritta con cura e freschezza, delicata. Nina George è bravissima ad accompagnare il lettore e a fargli amare Marianne e, assieme a lei, tutti gli altri personaggi, i magnifici panorami francesi e quell’energia sferzante che una rinascita inesorabilmente evoca. Ti fa venire voglia di continuare a sognare, di un cambiamento, di una partenza subitanea per una destinazione qualsiasi. In Bretagna, preferibilmente. Ça va sans dire.