Ässassinio all’Ikea, di Giovanna Zucca
Quando succede che ci scatta nella testa il pensiero “Cosa facevo? Con chi parlavo?”, quando succede di avvertire una certa mancanza che, se fosse una persona, ci sarebbe da farsi qualche domanda e se succede quando eravamo tra le pagine di un libro, allora si è compiuta l’opera alla quale dovrebbe aspirare chi scrive.
Se d’improvviso ci viene in mente che quello che leggevamo ci ha immersi e travolti, allora si è creata quell’alchimia di chi ha saputo dosare ogni atmosfera, ogni parola, e una casella dopo l’altra ha saputo comporre una storia che ci ha colpiti. “La Zucca fa bene” credo di aver letto, e Giovanna Zucca fa bene davvero, fa bene a scrivere, fa bene al lettore, sa prenderlo per mano, distrarlo isolandolo dal resto e sa soprattutto, con questa sua opera ennesima, divertirlo. Divertirlo nonostante ci sia un cadavere di mezzo che chiede giustizia, e la chiede a un commissario dallo sguardo tagliente, dottor Loperfido, che comunica solo col suo cucciolo di zwerpinscher toy, cosetto a forma di cane poliziotto, cuore difficile da scalfire sia lui che il suo padrone, freddo come le notti padovane in quell’inverno del 2009; e la chiede a Luana Esposito, giovane agente di polizia che risponde a quel freddo col calore della malinconia per la lontananza dalla sua terra napoletana, fidanzato sospeso in attesa e una distanza che mescola i pensieri e le carte. Distanza amara come quei caffè troppo lunghi.
Il morto, o meglio il suo corpo, è un po’ il nastro che lega il destino di tutti. Nastro da dono con il Natale alle porte, impacchettato, imprigionato nel cassettone di un letto-contenitore in un’Ikea affollata di fiori e candele da ricorrenza. Chi è quell’Amilcare Borgomastro, integerrimo datore di lavoro, irreprensibile marito, e chissà cos’altro…? Quale mano ignota l’ha colpito alle spalle lasciandolo nell’arredo beffando folla e telecamere?
Il suo destino, legato a quello di Anna Laura, amante da una vita, a sua volta indissolubilmente legata a Erminia, amica di sempre, di quelle figure che passano dai banchi di scuola a tutto il resto della vita, sempre lì, al proprio fianco. Erminia e Anna Laura, rannicchiate a raccontarsi giorno dopo giorno, lacrima dopo lacrima, caffè dopo caffè; amiche di quelle che ci rassomigliano, col futuro progettato in condivisione, da non poter più fare nulla l’una senza l’altra. Vite “normali”: Erminia, moglie e madre semi-realizzata, con qualche figura idealizzata e un libro da costruire, Anna Laura bella commercialista, disinibita, quasi-innamorata. Quel morto lì, d’improvviso tra di loro, tra tutti, insinuando dubbi (parecchi) e lacrime (poche, in realtà).
In un crescendo sospeso e intriso di insinuanti/estenuanti indagini, mistero e vestaglie intrecciate al divano, la tv rivolta vite, racconta un fatto tramutandolo in “caso” che scivola attraverso le quotidianità, l’amore che risboccia nuovo, i progetti che mutano e, perché no?, anche le scelte da rivedere tra un dubbio e uno sguardo ambiguo.
Giovanna Zucca ci fa godere di un percorso che va oltre la ricerca di un finale sorprendente, gustoso lungo tutto il tragitto. L’autrice, dagli occhi vispi e il sorriso contagioso, vive a Treviso. Ha esordito nel 2011 con Mani calde, vincendo il Premio Rhegium Julii Opera Prima 2012, e ha pubblicato in seguito Una carrozza per Winchester, ispirato alla vita di Jane Austen. La sua è una scrittura che coinvolge, schietta e personalissima, e col suo Assassinio all’Ikea. Omicidio fai da te (Fazi Editore) risveglia la provincia dal lungo letargo invernale e noi, tra chiacchiere e segreti, cercheremo un colpevole anche dopo averlo trovato. Forse…