Intervista ad Aldo Pagano, scrittore e giornalista
In una nebbiosa giornata di novembre si è svolto, presso la libreria BeBook di Saronno, l’incontro con lo scrittore e giornalista Aldo Pagano, autore del thriller La Trappola dei ricordi (Todaro Editore). Gabriele Scandolaro lo ha intervistato per voi.
Aldo Pagano, ci vuole parlare un po’ della trama del romanzo?
Il libro è ambientato a Balbenna, una città immaginaria del sud Italia dove viene ritrovato il cadavere di Roberto Carulli, un giornalista. Come è logico iniziano le indagini, che saranno però gestite dal magistrato Emma Bonsanti, in passato fidanzata con lo stesso Roberto. Il resto… bisogna leggerlo.
La storia ha inizio in una data molto precisa…
Circa trent’anni fa, il 13 marzo del 1984, e prosegue fino ad oggi. La data è importante per due ragioni: la prima, puramente letteraria, riguarda proprio i due protagonisti, Roberto e Emma; la seconda, perché il 1984 è stato un anno importante.
Cosa l’ha spinta a scrivere questo libro?
Volevo scrivere di un amore a due velocità diverse: quando Emma è pronta per vivere questa storia non è pronto Roberto e viceversa. Desideravo inserire questa storia in un contesto più ampio. In generale anche il nostro paese ha avuto alcune occasioni per cambiare ma quando erano pronti gli italiani non era pronto il paese e quando è stato pronto il paese non eravamo pronti noi, e così abbiamo perso delle occasioni, come le hanno perse Emma e Roberto.
A proposito di Emma, è stato difficile descrivere un personaggio femminile come protagonista?
Difficile direi di no. Emma è sempre stata come poi appare, si potrebbe quasi dire che “in principio fu Emma ed Emma rimase”. Il personaggio di Emma mi è letteralmente apparso in un sogno. Non sapevo che lavoro facesse, il suo carattere… Sapevo solo chi era lei. Poi con il tempo è diventata un magistrato e ha assunto quell’aspetto così particolare, come si legge nel libro. Per dare una descrizione davvero precisa del suo carattere e di chi fosse mi sono fatto aiutare da delle consulenti, tutte donne, che svolgevano i più diversi lavori: un magistrato, due psicologhe, una psichiatra, una poliziotta, una giornalista. Volevo che il mio personaggio fosse credibile.
Durante la stesura del romanzo ha utilizzato delle scalette o è stata una scrittura guidata dall’istinto?
Non ho utilizzato scalette. Emma era lì, tutti i miei personaggi erano lì, tutti desiderosi di raccontarmi la loro storia. È stato molto spontaneo.
Tra le pagine spiccano principalmente due temi: da una parte il thriller, con un mistero da risolvere, dall’altra l’amore. C’è un messaggio che avrebbe voluto comunicare ai suoi lettori?
No, nessun messaggio. Ho voluto scrivere una storia inventata, quindi che aveva una chiave di lettura puramente romanzata, e all’interno ci ho voluto inserire qualcosa di scientifico, una riflessione sulla storia italiana contemporanea e su quello che è accaduto e che sta accadendo in Italia.
Una volta completata la stesura del romanzo, come si è sentito?
Mi sono sentito come se fossi stato diviso a metà. Deve sapere che nella stesura finale ho avuto modo di lavorare con Tecla Dozio, che è stata la mia editor ed è la massima esperta di gialli e thriller in Italia. È stato un grande onore lavorare con lei, ma allo stesso tempo mi ha fatto lavorare parecchio, facendomi rivedere il testo molte volte. Terminata la stesura quindi da un lato ero felice per aver realizzato il libro, ma dall’altro non ne potevo più di rileggere e rileggere le mie parole. Confesso che l’edizione definitiva, quella stampata, non l’ho ancora letta.
Tra i suoi progetti letterari futuri ci sarà ancora spazio per Emma o la sua storia si ferma qui?
Ho in mente altre storie che vedono Emma come protagonista, circa due. Poi sto lavorando anche alla storia di una famiglia borghese del meridione che decide di trasferirsi al Nord.
Noi di MeLoLeggo non vediamo l’ora di leggerle.