Sempre meglio della realtà, di Daniele Titta
Cosa può accadere a un uomo che per lungo tempo si è lasciato corrompere dall’avidità e dalla sete di potere e che è entrato in una scuola abbandonata divenuta il rifugio per una sorta di divinità lovecraftiana? E se sulla terra scoppiasse una terribile epidemia, gli esseri umani, che oggi si ritengono così evoluti e saggi, sarebbero ancora in grado di mantenere la propria umanità e provare ancora sentimenti come l’amore o l’amicizia?
Dieci racconti in cui demoni, malattie, divinità oscure e incubi la fanno da padrone, ricchi di spunti di riflessione e in grado di affascinare e terrorizzare l’incauto lettore.
Il nostro capo aveva sentito delle chiacchiere in merito a furtivi movimenti notturni tra un edificio e l’altro, ma aveva lo stesso deciso di partecipare alla gara d’appalto e l’aveva vinta, applicando un ribasso al limite del legale. Il mio compito era controllare i sistemi di areazione. Depurarli, sostituire le griglie, montare i condizionatori e supervisionare gli scarichi. Un tempo quel posto era stato un manicomio, ma ora il sindaco intendeva dargli una ripulita e farlo diventare un polo medico multifunzionale entro il giorno delle elezioni. Santa Maria della Pietà, a metà strada tra Forte dei Boschi e Monte Mario, voci di elettroshock dimenticate dalla nuova generazione in fila alla Snai, echi di camicie forzate, di pazienti scomparsi nel nulla.
Riuscire a catturare alcuni frammenti di incubo e trasformarli in parole non è impresa facile, ma il giovane e talentuoso Daniele Titta, già noto per il discreto successo riscosso nel 2011 con il romanzo Tracce di Memoria (finalista del premio Urania nello steso anno di edizione), ci è riuscito in pieno.
Sempre meglio della realtà (CasaSirio Editore) è una raccolta di dieci racconti che, sotto lo sguardo incredulo del lettore, frugano con prepotenza nelle pieghe del possibile e portano alla luce quei mostri ciechi che si annidano proprio nei nostri incubi. Ma la bravura di Titta non si limita solo alla grande capacità inventiva: prosegue con uno stile unico e dalla spontaneità rara (nessuno dei racconti presenta tracce o elementi che possano renderlo “pesante” alla lettura), che accompagna una capacità descrittoria inquietantemente ricca e dettagliata.
La narrativa del genere horror italiano ha un nuovo e validissimo esponente che, sono sicuro, non smetterà di stupirci anche in futuro.