Un certo sorriso, di Judith Michael
Ricordo un professore di linguistica che spiegava come un gesto anche molto semplice, nello specifico un sorriso, possa assumere significati differenti da cultura a cultura. Illustrava infatti che, se per noi occidentali questo è solitamente considerato propensione gentile verso l’altro, segno di apertura e invito, al contrario in alcune culture asiatiche è sinonimo di imbarazzo e disagio.
Questo pensiero non smetterà di accompagnarvi nella lettura di Un certo sorriso (Sperling & Kupfer), un delicato romanzo che sarà capace di farvi immergere nell’ottica di Miranda, la protagonista, vedova di cultura e nazionalità americana, pacata e intelligente donna di mezza età che, per motivi di lavoro, affronta un viaggio alla volta della Cina. Con lei scoprirete questo paese non solo come luogo turistico, ma come culla di una cultura millenaria, ben diversa da quella in cui lei è cresciuta.
In questo romanzo è l’amore che dà modo al confronto di svilupparsi e descrivere, con toni leggeri, le differenze tra un mondo e un altro, ché di questo si tratta: sia per gli amanti, sia per usi e costumi propri di un intero popolo.
L’amore, sinonimo di intesa, ma non meno di dialogo e di totale accettazione e curiosità dell’altro, è la chiave perché amanti e culture si possano capire e incontrare, senza perdersi o rinunciare a se stessi, ma arricchendosi di continuo nell’apprendere di sé e dell’Altro sotto punti di vista nuovi.
Judith Michael non è un autore né un’autrice, ma entrambi. Moglie e marito, Judith Barnard e Michael Fain scrivono in coppia dal 1982.