Woody, di Baccomo e Sanna
Woody è un cane di tre anni di razza basenji, quei cani bianchi e arancioni che dicono siano incapaci di abbaiare. Woody smentisce questa diceria e ci rivela che in realtà lui abbaia eccome: infatti è proprio lui, in prima persona il narratore di questo libro.
Come si esprime un cane? Attraverso una serie di pensieri molto logici, un elenco di frasi esplicative, non troppo elaborate grammaticalmente, ma nitide nel dare informazioni come: Chi è Woody? Quanti anni ha, con chi vive? Perché Woody ora si trova in un canile?
Quest’ultima a dire il vero è l’unica informazione che Woody non riesce a darci, non ne capisce il motivo. Ci sono atti infatti che non hanno una logica, non hanno spiegazioni, non sono giustificabili, e che rientrano in quelle cose che non dovrebbero esistere: gli atti di violenza.
Woody non vuole vedere la sua padrona maltrattata, Woody ha paura di quell’uomo che urla e scaraventa la sua padrona a terra. Woody non capisce, ma sa per istinto che questo è sbagliato. E si ribella.
A volte la semplicità è la via più chiara per comprendere le ingiustizie. Con Woody (Giunti editore) Federico Bonomo sfrutta questo bellissimo cane e il suo linguaggio così diretto e inusuale per raccontare raccontare temi terribili come la violenza sulle donne e i soprusi sui più deboli in generale, toccando nel profondo l’animo del lettore.
La purezza di Woody è semplicemente commovente.
Le illustrazioni di Alessandro Sanna si introducono di tanto in tanto nel testo anch’esse con uno stile molto minimale, ma vivo. I disegni sono pennellate libere che danno movimento alla scena e raccontano le azioni e i personaggi con semplicità e pochi colori vibranti: l’arancione del pelo di Woody spicca su sul foglio bianco assieme a lineari tratti neri, giocando con gli spazi negativi per definire forme e corpi. Queste illustrazioni leggere bilanciano garbatamente una storia che a tratti è veramente dura, come tutte le ingiustizie.
Sarebbe controproducente spiegare qualcosa di più sulla trama di questo libro, quando credo sia il linguaggio usato la vera esperienza che può far comprendere e sentire a pieno i sentimenti che la storia vuole trasmettere. Per questo motivo mi fermo qui e vi auguro una buona lettura.