Uno sguardo sull’abisso, di Marco Iacovelli
“Capisci quindi il significato della vita? Una prova, un esame che noi dobbiamo sostenere prima di metterci al cospetto di questi elementi, vivere qui per noi è come dare un’occhiata, uno sguardo, come dare uno sguardo sull’abisso…”
Uno sguardo profondo, uno sguardo che affonda, che trascina. A metà tra il thriller e il noir, questo romanzo costruito così bene tiene alto il filo della tensione, proteso come tesi sono muscoli e nervi nell’attesa di capire cosa accade all’uomo tra le mani dell’uomo, cosa accade a una famiglia, a una vita “normale”, quando si lascia entrare il male, quando il male si stenta a riconoscerlo e lo si lascia passare e attraversarci, lasciandoci inconsapevolmente ingoiare da una malignità che ci assomiglia. Difficile riconoscere il male che si confonde, che ha un viso, un ruolo, un avanzare comune.
Una madre, i suoi figli, ricordi infantili, il colore di una terra che conosci, che è casa, e la distorsione che muta le vite per sempre. C’è un giovane studente di frequenze distratte che una madre vuole sollevare, affiancandogli un professore che capiterà per caso, una persona distinta con un curriculum da far impallidire, bello, affascinante, ma che rende subito l’idea di rassomigliare a uno specchio con due distinte facce che mescolano impressioni e pensieri.
Il professore Anthos Hat si insinua, rivelando, oltre alle competenze, un profondissimo odio per il genere umano, un qualcosa di più di un pensiero covato dentro. Superare gli esami insieme a lui sembra una passeggiata, eppure qualcosa non convince dietro quell’apparente perfezione, dietro la freddezza di quegli occhi obliqui. Antonio e suo fratello si troveranno ad affrontare, ognuno disperatamente a suo modo, una serie di prove, di cambiamenti che lacereranno la quotidianità delle giornate, trasportando la vita loro e quella della loro madre in un incubo infinito. Sotto i colpi improvvisi di una nuova realtà cadranno tutti i sogni, tutta la vita cercata, vissuta, fino a quel momento. Verità che si sveleranno come fari sul mistero, sulla cattiveria dell’uomo e di un credo capace di far scivolare nel buio dell’appagamento di certi esseri che si nutrono di dolore e tortura e brutalità. Colpi demoniaci a cui non si può dare una ragionevole spiegazione, perché esiste una forma di cattiveria umana e una più inspiegabile che di umano non ha nulla. Attraversando l’antro della bestia l’uomo cercherà spiegazioni, la risoluzione di un’intuizione a metà tra la malvagità e l’irrealtà.
Interessante prova per l’autore, Marco Iacovelli: un racconto che per più pagine sospenderà il respiro in attesa di una rivelazione che fino alla fine sembrerà non svelarsi. Una prova certo degna di nota, in cui il finale risponderà solo in parte alle domande che nasceranno immergendosi in questo abisso, lasciando spiragli aperti ad altri percorsi, ad altre possibilità, a un ritorno indietro che farà accapponare la pelle. Il male sa celarsi, mutare,cambiare direzione, scavalcare e inesorabilmente aggrapparsi ancora ad altre vite dopo aver trovato forza vitale, lasciare corpi esanimi per cercarne altri di cui nutrirsi. Per ricominciare ancora …
Uno sguardo sull’abisso rassomiglia a un thriller da seguire nel suo svolgimento col cuore sospeso.