Il re dell’Avana, di Pedro Juan Gutiérrez
L’esistenza marginale di un ragazzo povero dell’Avana tra straordinarie avventure erotiche e una storia d’amore tragica e disperata.
Grande classico dello scrittore cubano Gutiérrez, Il re dell’Avana (E/O edizioni) descrive l’esistenza disperata e marginale di un ragazzo difficile che conosce come unico linguaggio il sesso e la violenza. L’incontro con una ragazza, Magda, segna per lui l’inizio di una storia d’amore tragica e miserabile.
Gutiérrez ambienta la propria storia nel cuore pulsante di Cuba, l’Avana, in una delle tante famiglie ai limiti dell’esistenza umana, tra sporcizia e miseria, ignoranza e speranza di vivere. Protagonista è Rey, secondogenito di una famiglia poverissima straziata dalla tragica morte, nello stesso giorno, di madre, nonna e fratello suicidi. Scioccato e coperto di sangue, il ragazzo viene interrogato dagli agenti ma non riesce a proferire parola. Rinchiuso in un carcere minorile a seguito di questi fatti, Rey indurisce ancor di più il suo carattere schivo e taciturno e decide di farsi impiantare due palline d’oro nella punta del pene.
Scappato dal carcere, questa operazione gli consente straordinarie prestazioni sessuali attraverso cui conquista la fama di “Re dell’Avana”. Da qui è tutto un susseguirsi di avventure erotiche da record, con donne mature, giovani, sporche o benestanti, tutte ammaliate dalle sue arti d’amatore. Perfino un elegante transessuale finirà per innamorarsi di lui facendolo diventare suo “marito” e cercando in tutti i modi possibili di circuirlo per strapparlo dalle braccia di Magda, giovane emarginata come lui.
L’Avana dei quartieri poveri fa da sfondo alle avventure di Rey, che vive di espedienti e cerca nel sesso l’unica via di redenzione. Tra riti pagani, furti, violenza e povertà, c’è la fame… La fame come condizione sociale, un vuoto perenne che va dallo stomaco al cervello, un assillo costante che ti pone alla perenne ricerca di qualsiasi cosa che possa placarla. Per far questo, Rey è pronto a tutto: rubare, prostituirsi o scavare nelle pattumiere più sporche alla ricerca di un avanzo commestibile. Lavarsi non è un’esigenza primaria per lui, spesso scalzo, denutrito e sudicio fino al midollo. Nel suo vagabondare, prende la vita così com’è senza curarsi di un domani. Non ha fede, religione o scrupoli morali. La Santeria, praticata da diversi personaggi che incontra lungo il suo cammino, gli fa paura e lo mette a disagio, perché per lui l’importante è fuggire da tutto quello che non capisce e dai rapporti che lo vincolano. È solo in vecchio capannone abbandonato tra le lamiere che riesce a ritrovare pace e serenità per il suo animo tormentato.
Gutiérrez riesce a descrivere con questo romanzo il suo affascinante paese “sporcandosi” le mani come nessuno prima di lui. Realistico e crudo fino alla nausea, riesce a descrivere le situazione più scabrose nei minimi particolari senza curarsi dello schifo e del disgusto che possono causare nel lettore, ma privilegiando sempre il racconto della realtà in se stessa.
Senza alcuna sbavatura letteraria, Il Re dell’Avana è il racconto dell’ultimo fra gli ultimi, di chi come Rey e Magda dalla vita non ha ricevuto nulla e nulla riceverà. Disperato, drammatico e semplicemente bello. Consigliato a chi ama le atmosfere crude e tragicomiche tipiche dell’autore.