La filosofia del giardiniere, di Roberto Marchesini
Pensare la filosofia attraverso il giardino, e il giardino attraverso la filosofia. La filosofia delle cose semplici, quelle che abbiamo davanti agli occhi e non riusciamo a percepire perché il tempo corre e noi con esso. E allora diventa debito fermarsi, osservare, pensare e immaginare. E i concetti diventano natura, e la natura concetti.
La filosofia del giardiniere è un breve viaggio attraverso la natura, il senso del nulla dopo ogni aratura, la terra spoglia che ancora attende l’amore di chi intende costruirci qualcosa.
E quel qualcosa che nasce, cresce e si sviluppa, come una sorta di ipotesi tendente al cielo, come un elevarsi dal suolo per mostrare che si possono raggiungere passi sempre più alti, sempre più riempitivi.
La filosofia del giardiniere, riflessioni in prosa di Roberto Marchesini, uscito per i tipi di Graphe.it, è un breve sunto di quello che è un lavoro di ricerca ventennale per definire il ruolo degli animali non umani nella nostra società.
E nel giardino ipotetico si trova la vita, intesa come interazione tra insetti e uccelli, germogli ambiziosi di luce e aria, piante che crescono fino a diventare alberi, a radicarsi in modo all’apparenza eterno, e l’uomo che accudisce tutto questo mondo.
Nel giardino, questo pare palese, nulla è però eterno. Innanzitutto, il cammino.
… Si cammina sempre qualcosa, ma la meta è in fieri, perché il viaggio è un continuo lasciarsi stornare dalle chiacchiere del mondo…
Appunto, resta poco tempo per porgere l’orecchio all’ascolto delle mille voci del giardino (inteso anche come bosco, come campo coltivato, come natura nel senso più genuino).
E allora
… Il giardiniere scambia le proprie idee nel convivio vegetativo, chiacchiera con coccinelle e querce, discute animosamente con le infestanti e gli afidi, usa la maieutica per far dischiudere gemme e boccioli…
Appunto,
… la filosofia del giardiniere è un dialogo con la natura e un giardino è fatto per accogliere…
Non puoi accostarti a un giardino e impostare un progetto, perché per quanto tu possa creare basi per l’immaginazione, ci sarà sempre una strada non percorsa che il complesso del giardino, quell’insieme vitale silenzioso, creerà dal nulla, e percorrerà a prescindere dalla tua idea iniziale.
Questo apparente insuccesso non deve essere visto in senso negativo, perché
È proprio l’insuccesso a dar vita al giardino e chi professa la filosofia del giardiniere non lo teme…
E ancora,
… dopo la mietitura, il campo è spogliato e violentato… A un giardiniere cui venga chiesto di immaginare un parco a rivestire quella natura morta, sembra quasi sacrilego…
Alla fine delle cose, ammesso che esista una fine nel continuo ciclo della vita, il culmine si ottiene quando si entra in assonanza col terreno, come in un dialogo alla pari.
Così ho capito, in un istante ho sentito finalmente germogliare il mio giardino… adesso, che ho cercato un’assonanza col terreno, forse per la prima volta lo sento, perché è la terra a fecondarci non il contrario…
Il discorso fila, a volte intoppa in qualche virtuosismo poco chiaro, ma il messaggio è percettibile. È chiaro che una riflessione su questi aspetti poco evidenti della nostra vita può portarci a una concezione diversa, a una miglioria, a una presa di coscienza.
In ultima analisi, La filosofia del giardiniere è un testo breve, non esente da difetti, ma con contenuti validi e che portano all’introspezione, come se quel giardino di cui si parla ognuno di noi lo avesse sempre a disposizione, distante appena uno schiocco di dita.