A mano disarmata, di Federica Angeli
Eppure, non ci crederete, ma è proprio nei vostri luminosi sorrisi scanzonati, nella purezza dei vostri occhi, nella tenerezza dei vostri abbracci […] che ho trovato la forza di oltrepassare il terrore di non essere compresa da voi […]
In poche righe, tremanti e sofferenti, si condensa l’esplosione emotiva che ha coinvolto l’autrice di A mano disarmata (Baldini e Castoldi), straordinario racconto di vita. La forza dirompente e penetrante della scrittura, dell’inchiesta, della voglia di non assecondare e consolidare il perenne equilibrio di potere che aleggia, come coltre puzzolente, sulla Capitale e sulle sue articolazioni periferiche, come appunto Ostia Lido.
La mano della giornalista, che brandisce il fascino irrinunciabile del ragionamento e della ricerca della verità, non è armata ma racchiude e custodisce il sacro dono della non arrendevolezza dinnanzi alla sopraffazione brutale e strisciante delle consorterie portatrici delle stigmate proprie della mafiosità.
La Angeli, oltre ad essere una giornalista, è madre e moglie. Questa complessità emotiva rafforza la sua sana ostinazione nello scoperchiare il pozzo maleodorante dell’intreccio diabolico tra pezzi delle istituzioni, mondo imprenditoriale e clan mafiosi. La bellezza di questo libro non risiede solo e soltanto nell’aver descritto una grande inchiesta giornalistica, divenuta fondamentale grimaldello nelle mani della magistratura, ma trova la sua dirompente maturazione nella sua capacità di portare il lettore nelle pieghe più profonde dell’animo della scrittrice, nella disperazione vissuta in molti momenti in cui il ribollire delle viscere materne ha fatto vacillare quella granitica volontà di andare avanti verso il raggiungimento dell’unico vero obiettivo, ossia quello di regalare ai cittadini ostiensi un presente e un futuro dominati da un vasto senso di legalità e non più un tempo stordito dal peso soffocante della prevaricazione e del senso di onnipotenza incarnato dallo sguardo spavaldo e feroce degli esponenti del clan Spada. Quella sicurezza, animata da quel delirio di onnipotenza, vedrà il suo sgretolamento nel momento in cui l’arroganza racchiusa in quello sguardo verrà neutralizzata dal volto pulito e fiero mostrato dalla Angeli nell’aula del Tribunale, tempio della civiltà e non della vigliacca sopraffazione.
A mano disarmata è un libro da leggere per riscoprire la bellezza dell’onestà e della trasparenza, è un percorso, tortuoso e duro, che porta ad amare, con maggiore intensità, la libertà conquistata dopo aver lottato e sparso sangue invisibile sgorgante da quelle lacrime nascoste di una madre dalla maternità sì amputata dal gioco sporco della minaccia, ma straripante in ogni secondo vissuto accanto alla propria famiglia.
Oltre alla dimensione familiare, viene fuori il meticoloso lavoro effettuato dall’autrice all’interno della comunità virtuale, quella dei social network, il cui uso maturo e coscienzioso ha, pian piano, costruito una coscienza collettiva racchiusa in quel “Noi” tanto desiderato dalla giornalista. La forza del pensiero condiviso, di una voglia di rivincita che non rimane intrappolata nel mondo degli specialisti ma che trova il suo alveo naturale in pezzi della società che hanno deciso di “imbracciare” l’arma rischiosa del non tacere e del non voltare lo sguardo verso il proprio mondo. Quella che viene descritta dall’autrice è una grande operazione di scioglimento di quell’egoismo individuale misto a un senso di paura e di passiva arrendevolezza che, da sempre, pervade la società italiana.
Le vicende narrate, che vedono come palcoscenico il mondo degli stabilimenti balneari, delle attività commerciali, delle piazze di Ostia, luoghi di paura e di malaffare e non di promozione della cultura e dello scambio di esperienze, ricordano i quartieri del Meridione, assoggettati alla logica criminale delle classiche e antiche consorterie della criminalità organizzata. La differenza, sostanziale e di grande impatto, è che la criminalità ostiense non è organizzata in organismi e strutture con ruoli diversificati e gerarchizzati ma si muove dentro un reticolo di alleanze tra famiglie, con un livellamento di ruoli e di importanza che rende del tutto instabile e precario quell’intreccio di affari e controllo del territorio.
L’inchiesta portata avanti dalla Angeli a partire dal 2013 ha garantito importanti risultati investigativi consacrati in sentenze, come quella di annullamento con rinvio della Suprema Corte di Cassazione, che hanno avuto il coraggio di impiantare nel ragionamento tecnico-giuridico l’assunto della mafiosità dei gruppi criminali che, negli ultimi decenni, hanno letteralmente dominato il territorio di Ostia.
Oggi il cammino giudiziario, suddiviso in mille rivoli processuali, inizia ad intravedere il raggiungimento di un traguardo di civiltà a cui, tutti quanti noi, non dobbiamo mai abituarci per non ricadere nell’immobilismo che ammanta la nostra prospettiva di azione, tutta racchiusa in una visione partigiana ed egoista.