Libri al rogo? Una questione di titolo
Nel 2007 la HarperCollins aveva pubblicato il volume “The Book of Negroes” e negli Stati Uniti vi erano state diverse polemiche in merito al titolo, che era stato poi mutato in “Somebody Knows My Name”.
Qualche giorno dopo il gruppo olandese della Federation for Honour and Reparation of Slavery ha minacciato di bruciare delle copie del libro al fine di sottolineare la propria posizione nei confronti dell’uso della parola “Negro” nel titolo. Ieri le minacce si sono trasformate in fatti, anche se pare che siano state bruciate solo le copertine.
Lawrence Hill, l’autore canadese, non ha reagito bene, insistendo sul fatto che nello scegliere quel determinato titolo non puntava a destare scalpore o provocazioni, ma voleva semplicemente far riferimento ad un documento storico relativo a degli schiavi lealisti liberati che avevano richiesto un permesso per lasciare gli Stati Uniti e stabilirsi in Nuova Scozia, solo per scoprire in ultimo che quel nuovo luogo era altrettanto oppressivo.
Greg Hollingshead, presidente della Writers’ Union del Canada, ha affermato che: “bruciare libri è un atto di censura nella peggiore delle sue forme. Se da una parte riconosciamo la delicatezza da usare nell’uso della parola “negro” nel titolo del libro, ‘The Book of Negroes’ rappresenta un documento reale e il signor Hill lo ha utilizzato intenzionalmente per sottolineare la condizione degli afro-americani che venivano spediti da New York alla Nuova Scozia nel 1783”.
In Italia il libro è ancora inedito, ma nel frattempo la casa cinematografica canadese Conquering Lions Pictures ne sta progettando la versione cinematografica.