Meno male che il tempo era bello, di Florence Thinard
Chi ama perdersi nelle immensità dei viaggi, specialmente se si viaggia in condizioni a dir poco inconsuete, non può che gradire un libro come Meno male che il tempo era bello. Tutto qui? No, certamente. Bisogna leggerlo per condividere o meno quel che sto scrivendo. Ma di certo non si tratta di un libro che lascia indifferenti. C’è di tutto, anche il surreale.
Florence Thinard, l’autrice francese di questo testo, è nata in riva all’Atlantico e vi ci è vissuta in gioventù, e ora è una pluripremiata scrittrice per ragazzi. E l’amore per il mare, per l’avventura in pieno oceano, è ben visibile e radicato, e si legge ovunque tra le righe del romanzo.
La storia? Quanto più strana non potrebbe essere, una versione inedita della sopravvivenza in mare, in parte crusoeniana; i protagonisti, loro malgrado, divengono improvvisati marinai.
Parte tutto da un temporale che dà il via a un fatto inspiegabile:
Nessuno seppe mai come, né perché, la biblioteca Jacques Prévert, un grande blocco di cemento grigio audacemente cubico, un giorno avesse rotto gli ormeggi.
E così inizia un’avventura straordinaria, che coinvolge una multietnica classe di prima media al completo, con alcuni professori, il lettore Saïd, il direttore la bibliotecaria e la signora delle pulizie, a bordo di una stranissima imbarcazione – il palazzo della biblioteca, appunto.
E il viaggio procede, nell’incognito schiarito soltanto dalle conoscenze che derivano dalla lettura e riscoperta di libri, per imparare a usare strumenti di navigazione, a raccogliere l’acqua piovana per le scorte potabili, per procurarsi cibo con la pesca, e altre mille attività che nel normale quotidiano sembrano semplici e superflue ma diventano fondamentali in situazioni d’emergenza.
E, nell’emergenza, si scoprono tanti nuovi aspetti. Per esempio si scopre l’umanità del direttore Patisson, i suggerimenti del prof di tecnologia, e la curiosità degli alunni, per tutto il tempo affascinati dalla meravigliosa esperienza che stanno vivendo. Ma anche l’amore che alla fine sboccia tra il prof. Yvon Daubigny e la bibliotecaria Sarah Boubacar, oppure tra il giovane Saïd e Rosalie, una degli alunni.
Non solo. La mancanza d’acqua che a un certo punto attanaglia la comitiva rende le condizioni di vita di giorno in giorno sempre più crudeli, aggravata oltre dalla mancanza di pioggia. E tutti gli accorgimenti, purtroppo, sembrano rivelarsi inutili. Alcuni ragazzi, in questi momenti, fanno venire a galla gli aspetti peggiori della propria personalità.
Non mi spingo oltre, però. A voi scoprire il resto della storia.
A me interessa sottolineare uno stile lineare, preciso, digeribile, che ben si sposa con la stampa ad alta leggibilità scelta da Camelozampa. Un’arma in più per garantire la piacevolezza della lettura, che ben coniuga l’amore per i libri con quello per l’avventura, senza tralasciare colpi di scena.
Meno male che il tempo era bello, cofinanziato dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea, si è aggiudicato il Prix du Livre Jeunesse Marseille e il Prix de Beaugency.
Lo proporrò a mia figlia, intanto, e magari vediamo cosa ne dicono in classe.
A voialtri, per ora, mi limito a consigliarlo.