Piccole esistenze, di Lorenzo Fusoni
“Sounds of laughter, shades of life | Suoni di risate, ombre di vita
Are ringing through my open ears | Squillano nelle mie orecchie aperte
Inciting and inviting me | Mi incitano e mi invitano
Limitless undying love | Amore immortale senza limiti
Which shines around me like a million suns | Che splende intorno a me come un milione di soli
It calls me on and on and on | Continua a chiamarmi
Across the universe | Attraverso l’ universo
Se Piccole esistenze (Ianieri edizioni) fosse una canzone, vestirebbe le sue pagine delle note di Across the universe: Horace Pryton, un novello Paul McCartney della carta, protagonista di questa storia, canterebbe di come nulla cambierà il suo mondo in un viaggio psichedelico e intimista, un sogno allucinato creato per lui da un John Lennon letterario, Lorenzo Fusoni.
Quasi cinquant’anni dopo l’incisione di Across the universe, Lorenzo Fusoni, autore e regista per il teatro, richiama con la sua storia gli echi di uno dei più grandi capolavori dei Beatles.
Il protagonista di Piccole esistenze, Horace Pryton, è un uomo di successo, apparentemente felice ma sempre più confuso. Ciò che per gli altri è un fattore scontato dell’esistenza, per Horace è un grande mistero:
Io non sono io. O meglio, se sono io, sono anche qualcos’altro.
Perché Horace ha ricordi di un passato (e di un futuro) apparentemente mai vissuto, scaturito da epoche diverse e luoghi lontani.
Horace è un newyorkese padre di famiglia, ma è anche un soldato che nel 1940 prende parte all’invasione del Belgio da parte delle truppe tedesche, è un animale da cortile ed un uomo del futuro…
Ciò che inspiegabilmente collega ogni ricordo, ogni esistenza, è l’amore per Amaelia, una donna che, come lui, sembra percorrere il tempo e lo spazio, sotto forme e nomi diversi.
Ed è proprio il forte ed oscuro legame che sente di avere con questa creatura che spinge il protagonista alla ricerca dei tanti sé, in un viaggio che lo porterà a interrogarsi sulla vita e sulla morte, a ragionare in termini filosofici e di fisica quantistica, a riflettere sul senso dell’amore e sull’eternità.
Lorenzo Fusoni ammalia con una prosa essenziale, visiva ed emotiva, cullando il lettore tra il piano della realtà e il sogno in un inno all’amore immortale, che va oltre gli stereotipi, le regole scientifiche, le credenze religiose: oltre l’universo.
– Che senso ha tutto questo? – ha domandato.
Il senso…
Come potevo spiegarle, lì, sulla sua porta di casa, che credevo di aver scoperto che il senso non sempre è qualcosa che muove un’azione, ma che più spesso è qualcosa che si capisce a posteriori?