La lettera di Gertrud, di Björn Larsson
…Polvere sei e in polvere tornerai…
Queste le parole con cui Maria, la madre di Martin Brenner — il brillante genetista protagonista di questo romanzo — si è congedata dalla vita, e che il figlio pronuncia nello spargerne le ceneri al vento.
Martin non prova dolore, come se un velo inconsapevole avesse sempre separato lui e sua madre quand’era ancora in vita e che ora gli avesse lasciato questo senso di incompletezza. Il velo, dopo la morte di Maria, cade inaspettatamente. Specie per i risvolti e il verso che questo imporrà alla vita di Martin.
Maria in realtà si chiamava Gertrud, e ha lasciato una lunga testimonianza sotto forma di lettera. Martin apprende che sua madre era ebrea ed era sopravvissuta all’Olocausto per miracolo.
Non solo. Aveva deciso di tener celata la sua vera identità per difendere il figlio dal male che aveva sperimentato in gioventù.
Martin Brenner conosce il rabbino Golder — amico di sua madre — e gli si apre davanti un mondo del tutto nuovo, che lo coinvolge emotivamente ma anche dal punto di vista professionale. Inizia, a questo punto, a percorrere strade impervie nel tentativo di capire cosa significa essere ebreo, e cosa voglia dire diventarlo da adulto. Inizia a leggere, a cercare con forsennata avidità ogni elemento che possa tornare utile per comprendere.
Il tutto condito con una buona dose di scetticismo, vagando nel mondo della filosofia e della genetica, accendendo domande che non sempre hanno risposte.
La cosa, di per sè difficile da affrontare, comporta uno sconvolgimento graduale nella vita di Brenner, interessando il suo lavoro e la tranquilla esistenza al fianco della moglie Cristina e l’adorata figlia Sara.
È un vortice incessante, quello in cui precipita Brenner. Rischia di perdere tutto, nonostante egli stesso sia consapevole che ogni sua azione è a fin di bene e che anche gli affetti più accesi possono rivoltarglisi contro.
La lettera di Gertrud di Björn Larsson (Iperborea, trad. di Katia De Marco) è un libro che parte e procede a ritmo lento, come un gocciolare di acqua dal rubinetto, ma non stanca. Merito, certo, della bravura di Larsson, autore che conosco come magistrale costruttore di trame avventurose (Il cerchio celtico, La vera storia del pirata Long John Silver, Il segreto di Inga) ma anche abile nel coniugare filosofia e poesia (Il porto dei sogni incrociati) e affascinante narratore di mare (La saggezza del mare, Bisogno di libertà e lo stesso Il Cerchio Celtico).
Con La lettera di Gertrud, Björn Larsson esplora ancora una volta, dopo averlo fatto con L’occhio del male, il difficile e quanto mai attuale tema della diversità religiosa e sociale, rimarcando — con un’approfondita analisi morale e una attenta documentazione sull’ebraismo, nell’Occhio del male con un coinvolgente thrilling di sottofondo — il diritto dell’essere umano a scegliere il mondo e il modo in cui vivere, chi essere, cosa fare, e in cosa credere, rispettando allo stesso tempo le scelte dei simili. Anche quelle diverse.
La libertà dell’uomo consiste nel poter immaginare se stesso e il mondo diversi da quelli che sono…
Chi sceglie, ovviamente, deve essere consapevole e pronto ad accettare il prezzo tremendo che la sua scelta comporta.
Se amate Larsson, sappiate che non siete in pochi e che questo è l’ennesimo tassello di una brillante carriera.
Ancora una volta, lo scrittore svedese si è mostrato attento ai grandi temi della società, è riuscito a catturare l’essenza dei temi e a narrare con fascino e discrezione, entrando pian piano, pagina dopo pagina, nel cuore del lettore.
Anche se il ritmo non sarà forsennato, difficilmente abbandonerete il libro.
E questo, se non altro, è un suo grande merito.