I disinnamorati, di Frank Iodice
Che bella la parola quando ogni pagina sa di cura e attenzione per ogni declinazione e sfumatura di sentimenti che toccano tutti, anche i Disinnamorati, di Frank Iodice (Eretica edizioni).
La parola di Frank Iodice ha questo, la forza della cura in cui tutto diventa incastro perfetto, come quello dei corpi piegati che si dormono accanto sfiorandosi con i pensieri, senza più toccarsi o riconoscersi tra le pieghe disfatte della realtà. “Se ci sentiamo completi soltanto quando siamo con un’altra persona vuol dire che con le nostre stesse mani, ci siamo resi inadatti a rimanere da soli”, si ripete Antonino Bellofiore, giovane poliziotto dal nome troppo dolce da preferire farsi chiamare con il cognome.
E solo, forse, Bellofiore lo è comunque, anche quando è con lei, perché la solitudine è l’unica cosa che ci appartiene veramente. Lui agente senza troppe ambizioni, trasandato quanto basta ad essere felice delle proprie abitudini, vede lo strappo dei giorni, tra le operazioni da rivelare a bocconi, per lasciare aloni di mistero ed essere sicuro che la bellezza di lei rifletta ancora desideri. Lei, Anisetta, col nome di quel liquido che corregge la bevanda dei luoghi perduti, ha le movenze languide e i pensieri fuggitivi, perde giorni a terminare la sua tesi sull’amore e il disamore, forse anche su di loro, nel riflesso incuriosito del suo professore parigino, correndo in bilico e a metà tra le scelte consapevoli e i salti di chi non vuol più restare. Resta a liquefarsi come il suo nome evocherebbe, ogni volta dissolvendosi nel dubbio di entrambi sulle inconsolabili verità dell’amore.
Lei ha la sua tesi da consegnare e un futuro da immaginare, un uomo e dei progetti in cui sperare, gambe da mostrare pedalando romanticamente verso altri giorni, e via da una vita senza intenti. Sudando vita dalle docce rassicuranti e l’odore che racconta che ci sei.
Quanto strapperà stare lontani? Cosa insegnerà a quell’uomo dalla barba incolta e con i piedi affiancati a curve che mostrano altre vie, che tradire l’altro è tradire anche se stessi, ma forse vivere per l’altro leva troppo, il senno, la rotta, l’amore stesso come il fiato e la forza. E soprattutto quale sarà il prezzo che varrà l’applauso all’eroe?
Come su un dondolo infantile che sfiora lento le malinconie, le righe che scorriamo cullano, accarezzano e inducono a cercare affondando nelle giornate di Bellofiore e cercare con lui di capire cosa c’entrino le cartoline in fila sul suo tavolino, vite giunte da lontano, da un passato che racconta di altre vite, e forse pure della sua, mescolandosi con una partita di droga, e un’operazione che come sempre imporrà il rischio della vita.
Qualcosa si perderà per sempre, qualcosa ritornerà al suo posto per Antonino ed Anisetta, per tutti quelli che intorno a loro ruotano. Tra panni distesi di un’eleganza andata dall’accento parigino e le voci pettegole di chi è arrivato da altre terre, forse si scorgeranno le ammaccate verità che tutti gli innamorati cercano e delle quali forse i disinnamorati hanno bisogno.