Metamorfosi inverse, di Alessandra Bucci
Ci si passa la vita tra queste parole, intrecciate come nodi in attesa. Quelli che attorcigli da sola strappandoti capelli incuneati tra le dita. Quelli che la vita intreccerà per te.
C’è un percorso, con un moto di dolore e di commozione che si susseguono, che segue l’onda dei ricordi e accompagna il nostro crescere. Un percorso che segue una metamorfosi che qui, nell’ordine delle cose messe in fila ordinata da Alessandra Bucci tra le pagine delle sue Metamorfosi inverse (Chiaredizioni), ci restano incollate addosso, facendoci sentire quel disagio che tante volte accompagna l’adolescenza, anni volanti che sembrano eterni in cui si fatica ad accettarsi e a farsi accettare.
È così per Elisabetta e lo specchio in cui non si riflette. La sua forma ingombrante, che attraversa a fatica quel campo di battaglia che è il crescere, tra mine in pronta esplosione e — peggio ancora —, quelle più devastanti che invece di rimbombare fuori, implodono dentro e scheggiano l’anima.
Sono la bulimia e la tricotillomania le torture che la protagonista s’infligge quando il disagio, lo stress e l’insicurezza prendono il sopravvento, strappandosi via i capelli come se inconsciamente cercasse un modo per essere strappata via da ciò che crea la sensazione di disagio. Sono ferite in cui tanti si riconosceranno, in cui tanti ritroveranno i percorsi durati vite intere soltanto per riparare i danni.
Eppure occorre anche questo, col dolore che spesso resta fermo e che altre volte invece lavora e ti cambia, tante volte in meglio, scardinando le barriere, abbattendole per lasciare nude e fragili debolezze che portano il buono della sensibilità pronta all’accoglienza. E così inizi a riconoscere il dolore degli altri, le loro ferite.
Dopo aver rischiato d’annegare, Elisabetta diventerà àncora, con quei nodi marinari che tanto ama. Sulle sue spalle sarà pronta a sollevare il mondo, quello dei suoi alunni che di lei si fidano, che in lei credono e per i quali Elisabetta riuscirà a essere abbraccio e approdo. Il suo mondo avrà nuove forme su cui ergersi, sentendosi in parte al riparo, in parte ancora in bilico ma sapendosi regalare nuova possibilità.
Elisabetta ritrova la consapevolezza del sé, di un cuore nuovo pronto a battere e credere, in una vera metamorfosi che non appartiene soltanto a lei ma anche a quelli che, leggendo di lei, sentiranno un sentimento condiviso, ritrovando la fiducia.
Con questa sua opera, Alessandra Bucci ci insegna che i nodi non sempre fanno male. A volte sono solo legami che ci salvano la vita.