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Peanuts – Charlie Brown, Snoopy e il senso della vita

È un bel tomo corposo Peanuts – Charlie Brown, Snoopy e il senso della vita, portato in libreria da La Nave di Teseo + (con traduzione di Tiziana Lo Porto e Chiara Baffa). Tanti diversi autori, in particolare statunitensi (ma c’è anche il nostro Umberto Eco), che raccontano liberamente il loro rapporto con il “mondo” dei Peanuts. Sono in gran parte appartenenti alla generazione che ha fatto il Sessantotto, hanno quindi vissuto i Peanuts nel periodo d’oro, cioè i ‘60/’70, dopo averli visti nascere nei ’50 sulle pagine domenicali di tanti quotidiani (tradizione tutta Usa quella dei fumetti la domenica sui quotidiani popolari).

Sono scrittori, poeti, giornalisti, documentaristi, fumettisti, autori televisivi e ognuno di loro racconta il rapporto con la più famosa striscia del Novecento attraverso i loro modi. Ci sono racconti, poesie, fumetti, pezzi di splendido giornalismo che ci illustrano curiosità: come sono nati, quali sono stati i modelli, i primi tentativi, la vita di Schulz prima, durante e dopo la nascita dei Peanuts, il perché del nome (poco amato dall’autore stesso). La sua somiglianza con il dubbioso e sfigato Charlie Brown agli inizi, poi con Snoopy, ricco e di successo come lui stesso dopo la diffusione nel mondo intero del suo universo.

Peanuts | Charlie Brown, Snoopy e il senso della vita
Peanuts | Charlie Brown, Snoopy e il senso della vita

A quanto pare Snoopy è il personaggio meno amato dagli intellettuali di questo libro, forse perché rappresenta la commercializzazione dei Peanuts, la sua smania di protagonismo a partire dagli anni ’80, decennio di una certa decadenza artistica, sempre secondo gli autori del libro. Vera o presunta? Forse dopo trent’anni di letture della striscia, si erano stufati della ripetitività di certe scene, tipo Lucy che tira via il pallone a Charlie Brown quando lo sta calciando, o l’amore non ricambiato di Charlie Brown per la ragazzina dai capelli rossi e di Lucy per Schroeder, sempre seduto al suo piano. D’altro canto, è vero che dalla fine dei ’70 i Peanuts diventano sempre di più dei gadget per bambini e che il cane Snoopy, il più commercializzabile dei personaggi, prende il sopravvento.

Ognuno dice la sua rendendo l’opera molto completa, scandagliando il fumetto sotto tutti i punti di vista: Charlie Brown come Il giovane Holden, il genio di Schulz, che ci ha lasciati un romanzo grande di 5000 pagine, la sua perseveranza nel far bene sempre la stessa cosa, la complessità di un mondo a partire dai caratteri ben definiti dei personaggi (l’insicuro Charlie Brown, la sadica Lucy, il filosofo Linus), l’importanza nella cultura di mass ma anche nella controcultura (Woodstock si chiama così non a caso), la teatralità spoglia alla Brecht e il nonsense alla Beckett, i riferimenti biblici (il papà dei Peanuts era molto religioso), certe scene ricorrenti, l’importanza della psicanalisi molto in voga negli States dei ’50, Snoopy e la sofferenza di essere solo un cane, Charlie Brown come rappresentazione dell’uomo medio, gli speciali tv (in particolare quello natalizio e quello di Halloween), la scelta estetica di avere solo bambini che si comportano da adulti, contrariamente a molte altre strisce e cartoon con adulti che si comportano da bambini …

Molto interessante la disamina degli special televisivi, che da noi sono arrivati dopo e non sono così importanti, ma che negli Usa sembra abbiano formato generazioni e generazioni di ragazzi, fino quasi ai giorni nostri. La colonna sonora jazz è ricordata da tutti, così come la storia surreale della grande zucca, striscia e special tv di Halloween (da noi, per un’assurda traduzione, è “Il grande cocomero”) tra il blasfemo e l’esaltazione della fede.

Gran finale, anticipato proprio sul mensile Linus, del pezzo scritto dal fumettista Seth intitolato “Pellegrinaggio”: un viaggio nostalgico nella mecca dei Peanuts, Santa Rosa, dove Seth si reca dalla moglie di Schulz, ormai morto, per presentare la grafica di un progetto antologico su Peanuts. Vede la casa di Schulz, il suo studio, il campo da baseball, la pista di pattinaggio (aperta a tutti), il bar dove faceva colazione… e sogna un incontro impossibile, che ovviamente non avverrà. Poi però si rende conto che quell’incontro è avvenuto nei disegni letti molte volte. È questo il senso dei Peanuts e quindi il senso della vita? Di certo, dopo avere letto Peanuts – Snoopy, Charlie Brown e il senso della vita, si ha una gran voglia di tornare a rileggerli. Anzi, a ogni fine capitolo …

Diego Alligatore

Diego Alligatore è critico rock del web dalla lontana estate del 2003, quando ha iniziato a scrivere di rock indipendente italico sul portale della nota agenda Smemoranda. Da allora non ha più smesso, intervistando e recensendo centinaia di gruppi dell'underground di casa nostra, oltre che su Smemoranda.it anche sul BLOG DELL'ALLIGATORE, su Frigidaire e Il Nuovo Male cartacei. A gennaio 2018 fonda con la sua compagna Elle L'ORTO DI ELLE E ALLI, sito di orto bio e culture alternative, cose curate insieme con passione autentiche. In tutti questi posti non ha mai dimenticato che anche la letteratura può essere rock, parlando con giovani scrittori italici, recensendone libri, incontrandoli in alcune presentazioni. Nel 2021 è uscito con Arcana il suo "Giovani, musicanti e disoccupati", libro di interviste a musicanti indipendenti durante il lockdown del 2020. Cosa fa su MeLoLeggo? Continuerà a cercare giovani autori, parlando con loro di buoni libri, perché la vita è troppo breve per sprecarla con cattive letture.

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