La macchina del tempo, di H. G. Wells
Un grande classico della fantascienza di un autore visionario riproposto in libreria con la prestigiosa traduzione firmata da Michele Mari.
La macchina del tempo rappresenta un caposaldo della letteratura di fantascienza e ha avuto il merito di inaugurare un filone narrativo particolarmente prolifico nel XX secolo: quello legato ai racconti di viaggi nel tempo grazie a una macchina inventata da uno scienziato geniale. Nel realizzare la sua opera, Wells è supportato da una solida conoscenza scientifica, ma in questo romanzo oltre al valore letterario si riconosce anche un’attenta analisi degli aspetti sociali.
La prima parte del racconto è ambientata nell’Inghilterra di fine Ottocento dove un originale inventore, grande conoscitore di fisica e meccanica, spiega ai suoi amici più stretti l’esistenza di una quarta dimensione oltre alle tre spaziali che conosciamo, rappresentata dal tempo. Lo scienziato illustra ai suoi ospiti un piccolo congegno e li mette al corrente del suo imminente viaggio a bordo di una macchina più grande che renderà possibile spostarsi nel tempo.
Mentre le discussioni sull’attendibilità delle dichiarazioni dello scienziato prosegue nei giorni successivi, pochi giorni dopo il protagonista ricompare in uno stato pietoso: pallido ed emaciato, l’espressione sconvolta e tutto il corpo ricoperto di ferite e cicatrici.
Il Viaggiatore nel frattempo ha compiuto il suo viaggio a bordo della macchina giungendo nell’anno 802701 del futuro. Qui ha trovato un mondo popolato da due distinte umanità: gli Eloi, creature delicate e pacifiche che conducono una vita di svaghi, senza impegno intellettuale e i Morlock, esseri bianchi e repellenti che vivono nei sotterranei.
Dopo aver rischiato di smarrire la sua macchina del tempo e restare intrappolato in quel tempo, il viaggiatore riparte addentrandosi ancor di più nel futuro fino a raggiungere un’epoca in cui il Sole e la Terra sembrano vicini a raggiungere la fine della loro esistenza e la razza umana sembra essersi estinta da molto tempo.
Tra le pagine di Wells è facile intravedere un’analisi lucida e spietata della società capitalistica dei suoi tempi, divisa in due blocchi contrapposti dalla lotta di classe successiva alla cosiddetta Rivoluzione industriale.
I due blocchi nel futuro sono rappresentati proprio dalle due razze. Da una parte gli Eloi, una sorta di discendenti della classe dirigente di età vittoriana, descritti come creature angeliche che vivono nel benessere ma privi di qualsiasi acume intellettuale, rappresentazione della decadenza della classe borghese. Dall’altra parte i Morlocchi, discendenti degli operai sfruttati della sua epoca, che vivono ancora nascosti nel sottosuolo ma uscendo di notte per cibarsi degli Eloi, dimostrando così il riscatto operaio sulla classe borghese.
Le due razze manifestano entrambe debolezze proprie, a dimostrazione che una netta divisione dell’umanità in due parti contrapposte non farà altro che portare il mondo all’autodistruzione.
L’importanza di questo libro sta nella sua forza innovatrice e nella capacità della narrazione di mettere insieme fantascienza, critica sociale e romanzo distopico.
Particolarmente curata in questa edizione di Einaudi è la traduzione di Michele Mari, autore anche della prefazione, così come la vesta grafica, classica ed elegante, con l’illustrazione a tutta pagina in copertina della macchina del tempo immaginata da Wells.
Il testo è estremamente scorrevole e dà vita al sogno di ogni bambino e di ogni adulto un po’ cresciuto di viaggiare nel tempo. In questo caso, nel futuro la società che si delinea lascia intravedere spesso tracce di un lontano passato. Ho apprezzato particolarmente il finale, perché anche se può apparire in parte prevedibile, lascia al tempo stesso un senso di avventura e malinconia, come ogni lettura di un buon libro dovrebbe fare.
Un classico assoluto da leggere sempre.