MOSCA – Al bando i libri di Scientology
MOSCA – Il tribunale della cittadina di Shchyolkovo, situato nella regione di Mosca, ha dichiarato i libri e gli opuscoli scritti da L. Ron Hubbard, fondatore dell’organizzazione di Scientology, come “estremisti”. Su richiesta del pubblico ministero sono stati infatti esaminati il libro “What is Scientology?” (edito in Italia dalla casa editrice New era con il titolo “Che cos’è Scientology?: la guida completa alla religione in più rapida espansione del mondo”) e molti altri opuscoli, tacciati di ispirare “attività estremiste” e contenenti “caratteristiche avvilenti” ricondotte alle persone in base al loro stato sociale. Secondo la corte i saggi sono “volti alla formazione di un gruppo sociale isolato”, il cui principale scopo è quello di “combattere il resto del mondo”.
Come risultato, il Ministero della Giustizia inserirà le opere nella lista di materiali ritenuti estremisti e ne sarà dunque vietata la distribuzione in Russia. L’incitamento all’odio potrebbe comportare anche fino a cinque anni di reclusione .
Il potere della parola scritta è ben noto, ma a quanto può servire applicare norme censorie di tale portata? Solo lo scorso maggio erano state sollevate diverse polemiche per la decisione da parte del Consiglio del Dunbartonshire Occidentale di bandire i libri pubblicati in Israele dalle biblioteche pubbliche. Certo allora le ragioni addotte erano diverse e si rifacevano a ragioni di natura politica, ma su quali linee si può ritenere giusto un giudizio che può portare alla censura dell’espressione di opinioni o idee personali, per quanto estremiste possano essere considerate? Si ha così poca fiducia nel libero arbitrio e nella capacità critica dei lettori o delle scelte che potrebbero maturare in virtù delle proprie scelte di lettura?
Nel frattempo, il portavoce di Scientology in Russia, Yuri Maximov, ribadisce la presenza di “decine di migliaia” di seguaci di Scientology nel Paese e conferma la decisione dell’organizzazione di protestare contro la decisione del tribunale. Si aprono dunque nuovi scenari, con la Chiesa ortodossa da una parte che parla di “setta totalitaria” e la Corte europea dei diritti umani dall’altra che denuncia la violazione da parte delle autorità russe del diritto del gruppo di essere legalmente registrato dopo ripetute richieste.