La volta di troppo, di Caterina Falconi
Non si giudica un libro dalla copertina, lo abbiamo imparato, ma in questo caso è da qui che partiamo: dalla penombra che si stende sulla carta da parati di una camera in cui una catasta di panni ingombra come materia viva e leva l’aria che entra da una finestra che si affaccia sul bianco di fuori, a metà tra ghiaccio e nebbia e rami che si intrecciano ma non frenano il salto di un gatto che osserva, pronto a infilarsi in quel dipinto di vita che appare come una specie di sogno.
Nulla è a caso, nemmeno questo primo osservare, mentre sembra di vedere scorrere la vita che si aprirà tra le pagine in cui si muoverà ognuno dei protagonisti de La volta di troppo, il noir firmato da Caterina Falconi per Clown Bianco edizioni.
Sembra tutto distante, ma ci si immerge subito nella vita e nella storia di Colomba e di Rebecca, unite dalla passione insana per lo stesso uomo, il pittore che per Colomba lascerà l’altra donna, Rebecca, madre dell’ispettore Gatti. Tutti afferrati e legati insieme dai fili del destino che mette sulla strada delle indagini sulla morte brutale di Colomba proprio il commissario Angelo Gatti.
Due donne diverse, unite dalla stessa inquieta insoddisfazione dentro e fuori mentre sfiorano ognuna, in qualche modo, la vita dell’altra. Colomba abbruttita da un matrimonio infelice in cui si cerca di colmare ogni voragine con un altrove che non soddisfa mai; Rebecca devota al suo pittore, umiliata e abbandonata, poi strappata dall’illusione di una nuova resistenza quando si innamora e viene delusa ancora dalla vita. Sarà accanto a suo figlio, lei giornalista che si spende per aiutare vicini e conoscenti in cerca di verità su amanti e cuori infranti, che conosce i social come ogni angolo della sua stanza e che conosce la materia viva dell’animo umano, come rintracciarlo, come questi si spenda e si venda con il mezzo che oggi tutti usano per lucidare l’apparenza della propria vita.
Tra i social, gli incroci e i tasselli di un puzzle umano, cercherà la verità nonostante il dolore, il rancore, nonostante se stessa, cercando di superare i limiti, quelli che noi stessi ci poniamo davanti alle scelte che spesso facciamo senza svestire mai il timore del pentimento.
Caterina Falconi è brava, disegna parole con delicatezza e incisività e in questa prima prova noir convince e attanaglia, accompagna senza invadere, lascia al lettore la possibilità di trovare una voce che detti alla propria coscienza gli appunti giusti per trovare la via d’uscita dal buio in cui la vita ci infila troppo spesso.
Aveva alimentato un rancore ossessivo tanto a lungo, nei confronti della rivale, da sentirsi coinvolta nella sua morte orrenda. Se l’avessero ammazzata così solo qualche anno prima, ne avrebbe gioito. Cosa posso fare per te? – le chiese in una specie di preghiera.