Perfetto per me, di Julie Ortolon
Volete un libro di quelli fattuali e semplici? Una perfetta lettura da spiaggia? Scorrevole, piacevole, senza pretese. Trecento pagine per prendersi una pausa dal sole cocente. “Perfetto per me” fa al caso vostro.
Se dovesse essere sottoposto ad una critica si potrebbe semplicemente dire che non è un libro: leggerlo è come guardarsi un film, di quelli rosa e morbidi di cui si conosce il finale solo scorgendone di sfuggita la copertina.
È una coccola, un riposo, qualcosa di rasserenante su cui poter fare affidamento.
La storia scorre tranquilla tra le dita, il linguaggio non è ricercato, la sintassi un po’ preoccupante nella traduzione (qualche pronome sbagliato lascia piuttosto perplessi) e i personaggi principali, Christine e Alec, sono molto polpettosi, così perfetti da rasentare la fantascienza: lei una bellezza algida e raffinata, i modi affabili di una ragazzina e l’ombra di un padre distratto a pesare sulle sue scelte; lui un intraprendente ragazzo che-si-è-fatto-da-sé (a dispetto di ogni cosa, ovviamente), testardo, dolce e adorante fino all’eccesso.
Siamo in estate, però. Una caldissima estate. Dunque, ci si può concedere qualcosa senza rimpianti.
Nonostante il libro faccia parte di una trilogia (“Almost Perfect” a precedere e “Too Perfect” a seguire – letteralmente: “Quasi perfetto” e “Troppo perfetto”), in Italia non è stato tradotto nient’altro della stessa autrice, Julie Ortolon (pur prolifica). Texana dal viso affabile, nel suo sito si mostra in mezzo alle piante con indosso un sorriso smagliante, raccontando simpaticamente di come sia iniziata la sua avventura nel mondo dei libri: da ragazzina dislessica che non amava affatto né leggere né scrivere, se non immaginare … a vincitrice del premio di un concorso con il primo racconto a cui riuscì a dare forma cartacea.
Il cambiamento è sopraggiunto però con l’arrivo del suo primo computer e del “magico Correttore Ortografico”. Da lì in poi è storia o, meglio, le sue storie.