Andrà tutto bene, di Stefano Iannaccone
Cosa c’è di così malvagio nell’insicurezza generazionale?
Si vocifera che l’Italia, l’Europa, il mondo e, a seguire, il sistema capitalistico e simili, siano ad un giro di boa, che ci troviamo sull’orlo del baratro, ai primi indizi di un potenziale e probabile terzo conflitto mondiale ma che – nessuno si preoccupi! – qualsiasi cosa accada, il cambiamento climatico renderà il mondo invivibile nel giro di un secolo al massimo.
Una troppa affermata sicurezza per il proprio avvenire, in queste circostanze, potrebbe come minimo essere scambiata per follia. Marco, neospecializzando sognatore e protagonista di Andrà tutto bene, è perciò il prototipo della normalità: insicuro, ottimista e fatalista, sull’orlo della disillusione con sbalzi vagamente bipolari – “Sono Batman. Sono Superman. Sono Spiderman”. Non crea di certo stupore il fatto che, dopo essersi guardato un po’ intorno e aver vissuto una profonda delusione d’amore, abbia perso qualsiasi stimolo e interesse per il futuro. Tuttavia, si sa, raggiunto il fondo non si può far altro che risalire e, per dirla con le parole di Marco, diventare “di rimbalzo”, come i titoli azionari in rialzo dopo un drastico tracollo.
Marco né si sforza, né si pone obiettivi a lungo termine: agisce, poco alla volta e con sistematicità, deciso a riallacciare i fili della propria vita, dei progetti accantonati e dei rapporti con le persone gradualmente allontanate, in una lenta ma inesorabile riscoperta della speranza e dei propri obiettivi.
Terribilmente attuale, Andrà tutto bene è il primo romanzo di Stefano Iannaccone, giovane scrittore originario di Avellino che, grazie al suo stile fresco e ad una splendida inventiva, è stato capace in questa sua opera di dipingere con immediatezza e vivacità – e tanta, tanta piacevole ironia – il sentire di una generazione.