Franco Quinto – commedia di una banca, di Friedrich Durrenmatt
Il 19 marzo del 1959, a Zurigo, si tenne la prima di una commedia musicale ideata dallo scrittore Friedrich Dürrenmatt e musicata da Paul Burkhard, suo connazionale. Di quell’opera, intitolata Frank der Fünfte – Oper einer Privatbank, ne venne successivamente edito il romanzo, che giunse in Italia in una silloge di racconti con traduzione di Aloisio Rendi solo nel 1975. Oggi, a più di cinquant’anni di distanza dalla sua prima stesura, la casa editrice Marcos y Marcos ce lo ripropone ed è un incontro particolarmente sinistro. Senza volersi confondere, sinistro non è lo stile, né tantomeno la storia, quanto più la sua incredibile attualità.
Protagonista di Franco Quinto – commedia di una banca è Franco Quinto, quinto discendente di una dinastia di banchieri, che tra corruzione e inganni gestisce la sua banca e i suoi impiegati ed è così, a suo modo, sovrano indiscusso di un regno a sé stante, dove lo stato di diritto e la giustizia sono valori arbitrari e i concetti di bene e male sono inquietantemente sconvolti nel loro più intimo significato. È un reame i cui cittadini devono dimostrare una comprovata attitudine alla delinquenza e un solido interesse al raggiro e dove il controllo sociale dell’altro si esplica piuttosto nell’atto di determinazione del miglior momento per eliminarlo e controllarne così la più veloce dipartita.
Pur presentando Dürrenmatt un microcosmo di particolare connotazione, quello di una banca interessata unicamente al profitto a qualsiasi costo e senza mezzi termini, che tristemente ricorda le odierne vicissitudini, si viene a creare inesorabilmente il dubbio di trovarsi dinnanzi ad una rappresentazione più ampia che mira a descrivere una natura umana scevra di compromessi e dilemmi etici, come spoglia di fenomeni culturali di educazione, e pertanto di fronte al più basilare concetto di homo homini lupus. Attraverso le parole del capo del personale Dürrenmatt ci suggerisce che potenzialmente in ognuno di noi, fors’anche scomodamente, risiede un Franco Quinto: “Osate veder voi stessi nei nostri atti, come voi anche noi in questo mondo siam tratti”. Specchiarsi in tanta onesta disumanità non è affatto semplice.