Italo Calvino: l’eredità di un grande scrittore
A 27 anni dalla sua scomparsa non possiamo non ricordarlo. I suoi libri, al di là del suo impegno civile e politico, lo hanno reso uno dei narratori più amati del ‘900 italiano. Ci ha spiegato in maniera elegante la sua visione del mondo con la sua maniera di scrivere curata e ricercata pur nella semplicità della sua naturalezza. E ci ha insegnato che cosa vuol dire raccontare il mondo.
Parlare della storia di Italo Calvino è perciò quasi superfluo, perché è più contemporaneo di quel che si crede, tanto da far impallidire gli scritti di qualsiasi scrittore odierno, quasi fosse ancora in vita. Perché non solo ha narrato il mondo che vedeva con i suoi occhi, ma ne ha disegnato, ancor prima che accadesse, la direzione che stava prendendo, quasi prevedendo in maniera del tutto logica la possibilità, tra le tante, che la nostra società andava a rincorrere. Di fronte ad un uomo così, di fronte alle sue parole, si diventa piccoli e diviene grande la difficoltà di provare a raccontare il mondo, dopo aver letto le sue pagine, così come è grande la difficoltà nel raccontare lui, così inarrivabile e pur mai saccente, mai al di sopra, mai irraggiungibile. Per questo preferisco lasciare che siano semplicemente le sue parole, a parlare:
“L’eccessiva ambizione dei propositi può essere rimproverabile in molti campi d’attività, non in letteratura. La letteratura vive solo se si pone degli obiettivi smisurati, anche al di là d’ogni possibilità di realizzazione: solo se poeti e scrittori si proporranno imprese che nessun altro osa immaginare la letteratura continuerà ad avere una funzione. Da quando la scienza diffida delle spiegazioni generali e delle soluzioni che non siano settoriali e specialistiche, la grande sfida per la letteratura è il saper tessere insieme i diversi saperi e i diversi codici in una visione plurima, sfaccettata del mondo”.
Tratto da Lezioni Americane