In libreria: Mi si è fermato il cuore, di Chamed
Chamed ha avuto sfortuna nella vita. Da piccola le diagnosticano la poliomielite: incurabile. E invece, grazie all’affetto del padre e al suo coraggio riesce a guarire, a camminare, a innamorarsi. Ma è nata sotto una cattiva stella, e a soli quattordici anni perde i genitori in un incidente d’auto. La tragedia viene acuita dal fatto che la zia, presso la quale viene affidata, la odia e la maltratta e in seguito a un tentato suicidio riesce a farla internare. I manicomi italiani, prima dell’entrata in vigore della legge Basaglia, erano un vero e proprio inferno. Molestie, violenze, abusi e, immancabile, l’elettroshock. Chamed entra in coma diverse volte a causa dei “trattamenti”, ma trova comunque la forza di denunciare i suoi aguzzini grazie a un medico illuminato, che la adotterà per farle cominciare una nuova vita. Una storia vera, un libro che tocca le corde più profonde dell’anima e ci ricorda quanta fragilità e quanta forza possiede l’essere umano.
Ci sono emozioni che toccano il cuore. Altre che lo fermano.
Dal passaparola un nuovo caso letterario.
Cosa vuol dire perdere i genitori a quattordici anni? Cosa vuol dire scoprire che il padre della tua migliore amica è un orco? Cosa vuol dire confidarsi con una zia che piuttosto che credere alle tue parole preferisce leggerci segni di squilibrio mentale? Cosa vuol dire essere internata in un ospedale psichiatrico, subire trattamenti umilianti, torture, sevizie, molestie sessuali, fino alla cancellazione della dignità personale?
Ero scalza. Mi guardai le gambe, ricordando quanti massaggi il mio papà mi faceva. Per farle camminare.
E per poi vederle ridotte così, piene di lividi, con la pelle che si sfoglia come un libro. Nella stanza c’era una poltrona imbottita, di pelle bianca, e un lettino, di quelli che usano i medici quando ti visitano.
Mi disse di salire sopra al lettino. Ubbidii, difficilmente avrei potuto evitare di farlo.
L’aiuto infermiera mi slacciò i lacci delle braccia. Mi sfilò la camicia solo a metà. Avevo le braccia libere, feci di nuovo la domanda sciocca: «Csa mi fate adesso?». Mi ritrovai ancora a piangere, ancora preda del terrore.
«Tu, se continui a fare domande e a comportarti così, da qui non esci più, ragazzina» disse Totò.
Mi spalmarono un gel sulle caviglie e sui polsi, poi li cinsero con delle fasce. Mi misero una fascia da cui uscivano tanti fili attorno alla testa, stringendola forte.
Rifeci la stessa domanda: «Cosa mi fate?».
Mi rispose l’infermiera: «Ti facciamo vedere le stelle, così sarai più vicina ai tuoi morti».
Quella di Chamed è una storia forte, “una lettura che davvero ferma il cuore” come dice Edmondo Rho, giornalista di Panorama. Una storia che per troppo tempo è stata soffocata nel silenzio, tenuta nel cassetto. Sfogliando le pagine di Mi si è fermato il cuore erompe tutta l’energia della sofferenza – ma anche della speranza – che una vicenda come quella di Chamed è capace di comunicare. Una storia che chiede soltanto di essere ascoltata, anzi letta.
L’autrice. Chamed è uno pseudonimo. Vive in Toscana e lavora soprattutto all’estero: come pittrice su tela e porcellana, esprime fortemente la sua personalità attraverso le sue opere. Mi si è fermato il cuore è il suo primo romanzo, già pubblicato in edizione americana (My Heart Stopped Beating, MindLeaves 2011).