L’anno della lepre, di Arto Paasilinna
Pensate che nel corso della propria vita tutto sia possibile? Allora Arto Paasilinna, l’autore di questo romanzo, non vi travolgerà facendovi provare un senso di libertà del tutto nuovo. Potrete però essere i suoi compagni di viaggio.
Se nel rispondere avete invece tentennato, è probabile che leggendo “L’anno della lepre” (ed. Iperborea) finirete per lasciare a casa qualsiasi idea preconcetta per vivere del tutto spogli di ogni dovere sociale o circostanziale, almeno nello spazio tra la prima e l’ultima pagina.
Protagonista del romanzo è Kaarlo Vatanen che una notte, di ritorno da un servizio di lavoro insieme ad un collega, incontra una lepre. “Incontro”, forse, è una parola grossa, perché la piccola bestiola viene di fatto investita, riuscendo tuttavia a fuggire. È un momento rivelatore e decisivo, come sanno esserlo quelli che non vengono adombrati da riflessioni di sorta ma che sono pieni solo di pura risposta istintuale: Kaarlo insegue la lepre ferita e, in una sorta di mutuo riconoscimento tra lui e l’animale, decide di prendersene cura.
Non pensa ad eventuali conseguenze o responsabilità, non pensa a dove poterla ospitare, cosa farle mangiare, come curarla. Soprattutto, non pensa a come potrebbe influenzare la sua esistenza.
Eppure è questo il punto focale del tutto: perché pensarci? A fronte di una vita ormai monotona e grigia, di un lavoro in cui si erano riposti sogni e speranze e al quale non si crede più e di un matrimonio ormai vuoto di qualsiasi valore, perché pensarci? Perché lasciarsi trascinare dal tempo per forza di inerzia in una serie di giorni che non danno più spazio se non a ciò che si ritiene ormai del tutto privo di significato? Kaarlo si abbandona al nuovo e all’ignoto senza spavalderia né aspettative prendendo una sola decisione: prendersi cura, almeno fino a che non sarà guarito, di quel piccolo animale tremante.
Così abituato a lasciarsi trasportare dal proprio precostituito presente, il mostrarsi deciso anche in un’unica e piccola cosa quale può essere quella descritta finisce per dare il via ad una serie di ulteriori decisioni e prese di posizione, verso gli altri e verso sé stessi, che gradualmente condurranno il nostro Vatanen a riacquisire la fondamentale libertà di potersi scoprire diverso da quel che credeva di essere e di tracciare per sé un nuovo cammino.
A volte, in determinati momenti della propria vita, questa è roba da restarci secchi, non trovate?