L’inconfondibile tristezza della torta al limone, di Aimee Bender
Quanta tristezza ci può essere in una torta al limone? Non so voi, ma è una domanda che non mi sono mai posta, così come non se l’è mai posta Rose. Lei è la protagonista di questa storia ed è ancora una bambina quando, in un caldo martedì pomeriggio di primavera, sua mamma decide di prepararle una torta al limone. Il dolce è delizioso al primo morso, ma poi Rose lo sente, dentro di sé: una sorta di sensore che la avverte di un retrogusto diverso che si distingue nettamente da quello del cioccolato e dei freschissimi limoni. Si tratta di emozioni. Paura, vuoto, solitudine, rabbia, gioia: Rose da quel giorno inizia a sentire nei cibi tutte le emozioni e i sentimenti che chi ha preparato il pasto provava in quel momento. Un potere o una condanna? L’unica cosa che è certa è che non potrà facilmente sottrarsi agli umori degli altri se non cercando un rifugio, quando possibile, nei cibi preparati meccanicamente e con freddezza in fabbriche ove il contributo umano alla lavorazione è minimo, se non inesistente.
Il romanzo di Aimee Bender ha il dono di essere molto particolare e per questo ha avuto risposte diverse dal pubblico. Il titolo può apparire ingannevole, lasciando forse indovinare una storia romanzata e leggera ambientata tra i fornelli. La Bender va invece più a fondo e descrive un disagio forte, intimo, che si esprime con il rapporto con il cibo ed è per questa stessa ragione incredibilmente universale. Il dono di Rose è di fatto la sua capacità di entrare in contatto e capire gli altri, di creare con loro un rapporto empatico pur senza volerlo lei stessa e senza dover chiedere il consenso. Viene così a scontrarsi e scoprire la fragilità umana, prima fra tutte quella della propria famiglia, che come tante è costruita su equilibri precari, speranze, frustrazioni, piccole gioie e dolori.
“L’inconfondibile tristezza della torta al limone” è un romanzo fluido e scorrevole nella misura in cui lo permettono le mille emozioni che è capace di veicolare. Fin dalle prime pagine la semplice e percettiva Rose presta la sua voce e i suoi occhi per vivere la sua storia e imparare, con lei, a stare al mondo. Non è affatto semplice, ma è un viaggio bellissimo.
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