CREMONA, 2 giugno: il Premio Pulitzer 2010 racconterà il suo nuovo romanzo
CREMONA – Domenica 2 giugno in Piazza del Duomo di Cremona, alle ore 12.00, Paul Harding, Premio Pulitzer 2010 con L’ultimo inverno, racconterà al pubblico di Cremona del suo nuovo romanzo in uscita in autunno e si esibirà come batterista. Ad accompagnarlo ci saranno Alessio Menconi alla chitarra e Hammond Michele Papadia all’organo. Letture di Paolo Pierobon. Presenteranno le due Direttrici del Festival Anna Folli e Nicoletta Polla-Mattiot.
De L’ultimo inverno hanno detto:
«La forza evocativa de L’ultimo inverno è struggente: il romanzo è così forte nel descrivere personaggi, luoghi, emozioni, persino il vento, da far sentire il lettore al centro della scena».
Susanna Nirenstein, la Repubblica«Paul Harding, esordiente e premiato col Pulitzer, smentisce l’assioma di E.M. Forster, secondo cui il punto debole di quasi tutti i romanzi è il finale, sferrando il suo colpo vincente proprio qui».
Masolino D’Amico, Tuttolibri«Un lungo racconto, luminoso e leale, un altro capitolo del grande libro della Tradizione Americana, nel solco dell’opera di Marilynne Robinson».
Tiziano Gianotti, D la Repubblica delle Donne«Un libro pieno di aneddoti e che si legge con l’avidità con la quale si presta orecchio ai pettegolezzi – ai fatti altrui – ma che va al di là di ciò che di solito sostiene un romanzo. Ed è un collante di carattere religioso che riconduce tutto quanto a un atto di affermazione ultima sopra il dissolversi delle esistenze, e delle defezioni e diserzioni, di cui si racconta. Tutto finisce, ma nulla va perduto. Sogni, vaneggiamenti, pensieri, ricordi confluiscono e sommuovono la terra, nelle varie stagioni, e l’acqua che scorre».
Luigi Sampietro, Il Sole 24 Ore«Il romanzo si dipana impressionisticamente, sovrapponendo passato e presente, realtà e allucinazione, creando significato e risonanza emotiva dalle immagini più che dalla storia».
Robert Wiersema, Internazionale
Susanna Nirenstein, la Repubblica«Paul Harding, esordiente e premiato col Pulitzer, smentisce l’assioma di E.M. Forster, secondo cui il punto debole di quasi tutti i romanzi è il finale, sferrando il suo colpo vincente proprio qui».
Masolino D’Amico, Tuttolibri«Un lungo racconto, luminoso e leale, un altro capitolo del grande libro della Tradizione Americana, nel solco dell’opera di Marilynne Robinson».
Tiziano Gianotti, D la Repubblica delle Donne«Un libro pieno di aneddoti e che si legge con l’avidità con la quale si presta orecchio ai pettegolezzi – ai fatti altrui – ma che va al di là di ciò che di solito sostiene un romanzo. Ed è un collante di carattere religioso che riconduce tutto quanto a un atto di affermazione ultima sopra il dissolversi delle esistenze, e delle defezioni e diserzioni, di cui si racconta. Tutto finisce, ma nulla va perduto. Sogni, vaneggiamenti, pensieri, ricordi confluiscono e sommuovono la terra, nelle varie stagioni, e l’acqua che scorre».
Luigi Sampietro, Il Sole 24 Ore«Il romanzo si dipana impressionisticamente, sovrapponendo passato e presente, realtà e allucinazione, creando significato e risonanza emotiva dalle immagini più che dalla storia».
Robert Wiersema, Internazionale