Adolf Hitler – Il dittatore, di Antonella Di Martino
Adolf Hitler, il dittatore, saggio scritto da Antonella Di Martino nel 2012 per La Case Books, è il racconto della trasformazione di un bambino e uomo comune in dittatore e mostro.
Partendo dal racconto della sua infanzia e dei suoi rapporti familiari, si delineano esperienze e delusioni che portano alla crescita personale e intellettuale di Hitler. Pur non avendo un’educazione formale elevata questi si costruisce una cultura solida attraverso la lettura e lo studio, sviluppando una passione per la filosofia e la psicologia che lo portano ad elaborare le sue idee, le stesse che andranno a formare il fulcro del pensiero nazista.
Nella sua visione nazionalismo e purezza della razza si elevano su qualsiasi altro ideale; il pensiero unico e la formazione di una società omogenea sono obiettivi da raggiungere a discapito della democrazia e delle libertà civili, che sotto il peso del nazismo soccombono.
La Germania deve rinascere dalle ceneri della Prima Guerra Mondiale e diventare impero, soggiogando tutti i popoli inferiori, soprattutto quei popoli slavi che per Hitler sono popoli imperfetti e nemici della razza ariana; gli ideali comunisti sono per lui simbolo di valori sociali, di libertà civili per cui non vi è spazio nel pensiero nazista, nel quale l’uomo non è libero nella scelta ma sempre al servizio della nazione e di un ideale supremo che lo trascende.
Scorrendo le pagine si può avvertire tutta l’inquietudine di un’Europa travolta dalla follia, non solo di un uomo, ma di un’idea che vuole snaturare ciò che è l’essere umano nella sua concezione più profonda, cioè come individuo, riducendolo e banalizzandolo attraverso categorie razziali.
In qualche modo possiamo ritrovare un atto di un’accusa contro un’Europa che non ha saputo reagire, se non troppo tardi; è mancata la volontà di affermare una democrazia forte, anche per quei Paesi più deboli e più a rischio. Emblematico il caso della Cecoslovacchia, che viene invasa dai tedeschi senza alcuna reazione da parte delle Grandi Potenze.
Possiamo dire che Hitler era un folle e che le sue idee erano idee isolate, frutto di una mente perversa, ma sappiamo che non è così.
La Di Martino ci restituisce bene la tragedia dell’imbarbarimento a cui porta il nazionalismo: in suo nome milioni di persone sono state, e vengono ancora, umiliate ed uccise, emarginate e respinte. Non per niente il libro comincia con questa frase:
“Gli ideali che hanno dato vita al nazismo … non sono morti: vivono ancora in Europa e nel mondo intero …”
Questo libro non è solo una biografia, ma un invito alla riflessione su una tragedia che tocca tutti noi: ognuno deve farsi portatore di una cultura del dialogo fra culture e di apertura verso il mondo per creare una barriera contro la propaganda e i semplicismi che affollano le nostre società.