I segreti di Murakami, incontro al Circolo dei Lettori di Torino
La fila mi ha stupita, lo ammetto. Trovare tanta gente in coda per assistere a una conferenza su Murakami in presenza delle traduttrici Antonietta Pastore e Ramona Ponzini non è cosa da tutti i giorni, soprattutto alla luce di quanti problemi un traduttore incontra ancora oggi in Italia per far riconoscere e apprezzare il suo lavoro.
Presto mi sono tuttavia accorta che la gente attendeva di poter entrare e assistere all’incontro con Gramellini e Travaglio. Peccato, mi sono detta, ma per lo meno sono riuscita a entrare.
Dove, come, quando? L’altro ieri al Circolo dei Lettori di Torino in occasione della conferenza su uno degli ultimi volumi pubblicati da Antonio Vallardi Editore: “I segreti di Murakami”, del professor Teruhiko Tsuge.
Le due traduttrici hanno saputo raccontarlo bene, questo volume, che si presenta non soltanto come lettura godibilissima ma anche come testo importante per chiunque, appassionato dello scrittore giapponese, desideri conoscere più a fondo questa enigmatica figura anche dal punto di vista umano.
Oltre ai dati prettamente anagrafici, i primi capitoli hanno carattere aneddotico, descrivendo degli elementi che tuttavia, come in un cerchio che si chiude, finiscono per essere pretesti e spunti per collegarsi alla dimensione e produzione letteraria di Murakami, trattata nell’ultima parte del romanzo.
Da sempre persona e personaggio insolito e complesso, Murakami è innanzitutto amante del cinema – ai tempi dell’università metteva i soldi da parte lavorando in piccoli jazz bar e negozi di dischi per poi potersi concedere di andare al cinema, riuscendo addirittura ad assistere a 200 proiezioni in un anno; è poi ancora amante della musica e, a riprova, pare abbia una collezione di 20mila dischi, soprattutto di musica classica e jazz; ha letto e conosce benissimo i romanzi più importanti della storia della letteratura mondiale. Questi sono già alcuni degli elementi, ricordati dalla Ponzini, che spiegano molti dei rimandi di Murakami a questi universi culturali presenti nei suoi libri, così come alla sua capacità di mutare spesso le sue espressioni narrative, pur rimanendo in ultimo influenzato dallo stile americano.
Espressamente amante della solitudine, Murakami si discosta dalla tradizione letteraria giapponese, che vede la ricerca dell’identità come uno scontro con una società in cui non ci si riconosce o da cui ci si sente traditi per via dell’occupazione ideologica degli americani; la sua ricerca si sviluppa piuttosto nel confronto con se stessi, nel riscoprire l’inaspettato e i mondi altri in fondo al proprio animo. Ne deriva una sorta di irruzione dell’irrealtà nel quotidiano ed è a questa che Murakami presta la propria attenzione alla ricerca di un significato più profondo della vita.
Questi sono solo alcuni dei temi di cui hanno parlato Ramona Ponzini e Antonietta Pastore nel corso dell’incontro e su cui si concentra il professor Teruhiko Tsuge. Altri spunti interessanti sono la dimensione fiabesca nei romanzi di Murakami analizzata alla luce della “Morfologia della fiaba” di Vladimir Propp, i mondi paralleli e chissà che altro. Io non l’ho ancora letto, ma quel che ho sentito mi è bastato a convincermi all’acquisto: Murakami ha tutta l’aria di essere uno di quegli scrittori tanto interessanti quanto le sue opere.
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