Recensione: Per dieci minuti, di Chiara Gamberale
“Chi va piano, va sano e va lontano”, si suol dire. Oppure, come ripete sempre un mio amico, sia che si parli di una guarigione o di un lavoro da consegnare, “piano piano si fa tutto”. Sulla scia delle sue parole, ritengo anche io che con la dovuta costanza e lentezza si possa raggiungere qualsiasi obiettivo, forse perché attribuisco a quelle due caratteristiche anche l’idea di attenzione e precisione.
Poi c’è “Per dieci minuti”, il nuovo romanzo di Chiara Gamberale uscito per quelli della Feltrinelli, che non parla di attenzione e precisione, ma di lentezza e costanza sì, che in questo caso si applicano a un gioco. La protagonista del romanzo è infatti Chiara che, su consiglio della sua analista, per un intero mese decide di dedicarsi a questo gioco molto semplice: provare ogni giorno una cosa nuova per almeno dieci minuti. Così da sola, abbandonata dal compagno di una vita e in una città nuova, tra smalti fucsia e amicizie vecchie e nuove, inizia per lei un viaggio alla riscoperta non soltanto della voglia di vivere, ma anche di una se stessa che non aveva ancora incontrato.
A volte ci dimentichiamo che la vita è cambiamento. Ci dimentichiamo, forse, di quel periodo infantile o anche adolescenziale in cui eravamo abituati a fare non una ma una serie infinite di cose nuove al giorno, ogni giorno, perché di fatto nulla ci era noto e anche solo uscire la sera con gli amici poteva rappresentare un’esperienza inconsueta. Crescendo impariamo a conoscerci ma, nella relazione con noi stessi, tendiamo tutti a darci un po’ per scontati, senza più curare quella crescita e quell’apertura al nuovo tanto importanti per continuare a vedere la vita con curiosità e interesse. Allora ascoltiamola, la Chiara di Chiara Gamberale, e concediamoci la lettura della sua storia. Vi prenderà un po’ più di dieci minuti, è vero, ma in occasione dell’anno nuovo potrebbe ispirarvi più di un ottimo proposito per il futuro.
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