A 1000 km dai ricordi, di Silvana Turchi
Lontano dove puoi illuderti di sfuggire al dolore. È lontano che vorresti andare quando il dolore ti annienta e ciò che pulsa nella testa è il nome da cui non puoi fuggire, dell’amore che hai perduto, che ti scava dentro, dal quale non puoi tenerti lontano, che ti devasta.
Il lutto, quello strappo che per sopravvivere sei costretto a ricucire, mentre la stoffa scappa via da ogni parte, si sfilaccia. È un pugno che ti colpisce al petto, ti toglie il fiato e non è solo tuo, come sembra, perché scaraventa i figli in una dimensione che ingoia tutto, anche il dolore.
Restano soltanto domande: dove eravamo? Chi erano i nostri genitori mentre crescevamo lontani da loro? E dove è adesso la presa sicura delle braccia della madre, che non riesce a trovare forza neanche per se stessa?
Nelle parole eleganti ed evocative di A 1000 km dai ricordi di Silvana Turchi (L’erudita editore) ci sono una verità spietata e una poesia che accarezzano come patina lieve. Da quelle parole trapela il potere della distanza che ti deve salvare, che ti cambierà.
Quando Rachele perde il marito a causa della malattia che lo affligge, tutto per lei, pittrice e artista riconosciuta, smette di avere senso.
“Sola tra tele e pennelli detestavo la vita che prima mi aveva insegnato l’amore poi mi aveva colpita alle spalle”.
Così le spalle le volti, o almeno provi a voltarle, al dolore. Come se fosse possibile lasciare sui binari di un treno ogni disperazione quando il mondo, il tuo mondo, è congelato, come sotto una lastra in cui vedi le cose, ma non azzardi a posarci sopra le mani, gli occhi, la faccia, perché tutto è distante e doloroso e tu cerchi risposte che non riesci a trovare. Rimane quell’unica via d’uscita: mettere sempre più distanza tra te e il dolore.
Nel viaggio intrapreso, Rachele seguirà un percorso che tra gli ultimi, gli abbandonati dalle facce scomposte come i suoi dipinti, la riporterà esattamente nel luogo in cui la forza già la aspettava, in attesa di essere accolta e riconosciuta. La forza dell’amore che resta quando tutto è perduto, l’amore dell’abbraccio filiale, la luce che riconosci, gli odori che sanno di casa, la possibilità di continuare.