A proposito di niente, di Woody Allen
Ho iniziato a leggere l’autobiografia di Woody Allen pensando che fosse semplicemente l’autobiografia di un grande autore di cinema, per molti (io sono tra questi) un genio, per altri un regista che ha fatto film divertenti e simpatici, in particolare i primi. Pensavo ci fossero le solite cose, tipo l’infanzia, la famiglia, le scuole, i primi amori, gli inizi di carriera, i primi successi, la fama. In realtà c’è tutto questo, ma a un certo punto l’autobiografia vira bruscamente, e racconta nei dettagli lo scandalo in seguito alla fine della convivenza con Mia Farrow e la storia d’amore con la di lei figlia adottiva Soon-Yi, culminata con il matrimonio a Venezia.
Non ricordavo tutto questo clamore nei primi anni ‘90, i processi dai quali Allen è stato assolto per molestie nei confronti della figlia Dylan di sette anni, e sapevo poco del recente scandalo legato al #MeToo nel quale Allen è stato inserito in seguito all’intervista della Dylan trentenne, che lo accusava di essere stata molestata (le stesse accuse dalle quali, è meglio ripetere, è stato assolto). La tesi del libro è che Mia Farrow, ex compagna disturbata e ancora con il dente avvelenato per la perdita di Woody (e Soon-Yi), abbia orchestrato il tutto, spingendo alcuni figli adottivi (e anche quello avuto con Allen) a tirarlo dentro uno scandalo sessuale inventato. È bene dirlo, non tutti i figli l’hanno seguita, alcuni sono stati dalla parte di Allen.
Nonostante poi siano state dimostrate in tribunale l’infondatezza delle accuse, molti giornali, più o meno seri, ci sono cascati e hanno tenuto Allen in gabbia, alcuni attori hanno preso le distanze da lui (altri invece l’hanno difeso), i suoi ultimi film non sono usciti negli Usa e questo libro è stato bloccato dall’editore Hachette nel suo paese, dopo le proteste di Ronan Farrow, figlio che Mia Farrow ha avuto con Allen.
Coraggiosa la scelta de La Nave di Teseo, che ha fatto uscire A proposito di niente in anteprima mondiale. Il titolo, ovviamente, fa riferimento ai processi e allo scandalo suscitato: da niente, da un fatto che non esiste, si sono costruiti teoremi, venduti giornali e giornalacci. A proposito di questo, Allen racconta la sua verità. E lo fa con il suo stile umoristico, narrando come fosse una commedia le vicende della vita. Ovviamente non c’è solo questo, ci sono anche i film, le innumerevoli pellicole girate nel corso di quasi sessant’anni di onorata carriera.
Per gli appassionati del suo cinema non sarà difficile capire che il regista newyorchese è stato artista totale, un uomo di spettacolo del Novecento con arte e vita unite indissolubilmente. Si capiranno i perché di certi personaggi dei suoi primi cult, come Provaci ancora Sam, Io e Annie e Manhattan, con Diane Keaton, amica di sempre, come Radio Days, Broadway Danny Rose e La rosa purpurea del Cairo, girati con la Farrow, attrice, dice Allen stesso, meravigliosa (anche nella vita), come il più recente Harry a pezzi, che risente positivamente dello scandalo, o il recentissimo La ruota delle meraviglie, capolavoro incompreso, rovinato dal #MeToo.
Anche se sono molte le pagine dedicate allo scandalo, ovviamente in A proposito di niente non c’è solo questo. C’è il Woody Allen che suona il clarinetto, appassionato d’illusionismo fin da bambino, tanto da fare l’esordio sul palcoscenico come mago, c’è il Woody Allen che cerca di smitizzare il suo essere intellettuale (inizia a leggere libri per stare dietro alle ragazze, dice, altrimenti avrebbe preferito i fumetti, lo sport, la radio e i film popolari del sabato), c’è il Woody Allen poco innamorato della scuola e dell’università, salvato dal sapere scrivere storielle divertenti. Prima per comici televisivi e poi per lui stesso. Quindi il successo dei primi film, due matrimoni falliti, la svolta autoriale, l’incontro con Mia Farrow… Apropos of nothing, Autiobiography, tradotto dal critico cinematografico Alberto Pezzotta, è appassionante come una pepata spy story, divertente come una commedia di Woody Allen.