A ritrovar le storie, di Annamaria Gozzi e Monica Morini
“Sa raccontare chi sa ascoltare. Le storie camminano sempre, la fine è solo un inizio.”
Un Saltimbanco con un’Oca molto intelligente arriva un giorno nel paese di Tarot, dove le storie sono del tutto scomparse e anche le parole sono qualcosa che gli abitanti hanno ormai dimenticato. Le parole tuttavia non scompaiono mai del tutto: sono nei nostri ricordi più profondi, legate a pensieri che se raccontati ritrovano la vivacità e i colori di un tempo.
A ritrovar le storie (ed. Corsare), gioca sulle emozioni e sui ricordi che le parole portate dal Saltimbanco e dall’Oca suscitano sugli abitanti del paese. Come la tela di un ragno, ogni storia parte dal cuore di un personaggio e si allarga in una spirale che tocca tanti protagonisti di ogni età: c’è una donna romantica e vivace, un vecchio che conosce i funghi buoni, un ragazzo curioso, una bambina che ama ridere, e tanti animali che in qualche modo contribuiscono ad impreziosire il filo della storia.
A ritrovar le storie è un libro sulla comunicazione, sul valore forse perduto delle parole e del saper ascoltare le storie altrui per poter raccontare le proprie. Per ognuno di noi le parole possono avere sfumature diverse e riportare alla memoria sensazioni ormai lontane. Se però le raccontiamo e ritroviamo il significato di quei ricordi, possiamo dare modo a chi ci ascolta di ricollegare una parola a una propria esperienza.
Le due autrici, Annamaria Gozzi e Monica Morini, entrambe coinvolte in attività culturali e teatrali, riescono a farci vivere questo risveglio dell’arte di raccontare e a riportare in vita anche un mestiere che forse fra tutti è quello che ha il sapore più antico: il mestiere del Saltimbanco.
Il libro ha infatti un’atmosfera antica: un perfetto miscuglio di racconti popolari e ricordi di tante vite che si intrecciano, accompagnati dai disegni un po’ metafisici e un po’ naif dell’illustratrice Daniela Iride Murgia. Le immagini hanno colori desaturati e ricchi di texture come piccoli ex-voto direttamente dal passato, come a ricordarci che tutte le storie sono fatte di ricordi concreti.
Nelle ultime pagine troviamo anche un curioso gioco dell’Oca (la co-protagonista racconta-storie) composto da parole, una per ogni casella, e di storie da raccontare che da quelle parole hanno origine. Il libro diventa esso stesso gioco interattivo e invoglia il lettore ad esprimersi, a raccontare qualcosa di sé in modo tanto casuale, giocoso, e semplice quanto può esserlo tirare i dadi e iniziare a giocare…