Amore per Joanna Concejo
Da poco mi sono imbattuta in un’illustratrice decisamente interessante: Joanna Concejo. In realtà le sue creazioni non mi erano affatto nuove: quelle immagini particolari, quasi del tutto monocrome, strane, alcune volte anche un po’ grottesche, mi erano già passate davanti agli occhi diverse volte, in varie occasioni. Ma, non so se è mai capitato anche a voi, quando mi viene introdotto il lavoro di un illustratore, non riesco mai del tutto ad apprezzarlo e ad immergermici dentro. Il coinvolgimento avviene totalmente solo quando sono io a scoprirlo, a trovarmi faccia a faccia con il lavoro di qualcuno, a provare l’eccitazione, la palpitazione a mille, quella curiosità che ti uccide tipica di un bambino quando gioca per la prima volta con il camioncino nuovo. Ecco, io sono un po’ quella bambina che vive le sue giornate alla continua scoperta del mondo, mossa da una curiosità smisurata.
Il caso ha voluto che mi siano apparsi davanti due libri: “Polline, una storia d’amore” di Davide Calì, illustrato da Monica Bertengo, e “L’angelo delle scarpe” di Francesca Zoboli e Joanna Concejo.
Entrambi parlano di amore. Un amore profondo, difficile da comprendere e da accettare.
Un amore quasi morboso, che con il tempo ti logora.
Un amore che fa male.
Un amore che fa crescere.
Un amore che fa parte della nostra vita.
Ma questo non è l’unico elemento condiviso dai due volumi.
Il particolare che mi colpisce ancora adesso, con il senno di poi, è la singolare scelta di una carta “sporca”, vissuta, mai perfettamente bianca, tracciata delicatamente da un segno di grafite, leggero, finemente marcato e volumizzato da un attento chiaro e scuro.
Quello è stato il momento in cui la mia attenzione si è rivolta maggiormente a Joanna Concejo, e a questo sono seguite successivamente la mia totale devozione, ammirazione, invidia pura, e amore profondo.
Sono rimasta impressionata dal suo segno, fine ma deciso, attento ai particolari e minuzioso nei piccoli dettagli. Nulla viene lasciato al caso, ogni elemento è sottilmente controllato, anche se appena accennato dolcemente lungo lo spazio cartaceo. Questa confusione di elementi, sparsi lungo la superficie della pagine senza una motivazione visibile, mi trasmette un senso di calma apparente, una sensazione di immobilità galleggiante. L’illustratrice fa crollare una di quelle dottrine accademiche, radicate malauguratamente nel mio cervello a causa di una formazione scolastica di tipo artistico. La Concejo mi dice attraverso tali immagini che non esiste necessariamente una netta distinzione tra primo piano e sfondo: uno può prendere tranquillamente il posto dell’altro, a seconda di come vuoi leggere la storia.
Sei tu che decidi come interpretare le mie illustrazioni, sei tu che decidi quale delle tante storie che racconto vuoi leggere. Quindi, apri il mio libro, sfoglialo distrattamente, cattura il suo profumo, lascia che le immagini scorrano veloce sotto i tuoi occhi, non sforzarti di catturare niente, lascia che sia l’album illustrato ad agire per te, ad attivarti lentamente tutti i cinque sensi, a catturarti.
Dopo questo preliminare paradisiaco sei pronta per crearti la tua storia, con le mie immagini.
Così ho fatto, armata della mia sempre fedele curiosità, e accompagnata da una gioia immensa.
La gioia del creare.
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