Anche noi l’America, di Cristina Henríquez
Una spiaggia, però, non è tutte le spiagge. E una patria non è tutte le patrie.
La necessità di lasciare il proprio Paese, e poi adattarsi a un mondo completamente diverso: è questo il fil rouge che unisce le esperienze di tutti i personaggi di Anche noi l’America di Cristina Henríquez (edito in Italia da NN Editore, traduzione di Roberto Serrai).
Anche noi l’America è un romanzo corale nel quale veniamo guidati da due voci che spiccano rispetto alle altre: quella di Alma, emigrata dal Messico negli Stati Uniti con il marito Arturo e la figlia Maribel, e Mayor, adolescente la cui famiglia è originaria di Panamá. Entrambe le famiglie vivono in un grande caseggiato nel Delaware abitato unicamente da emigrati di origine sudamericana. Alle storie delle famiglie di Alma e Mayor si alternano capitoli dedicati alle vicende personali di Rafael, Benny, Gustavo, Quisqueya, José e gli altri vicini di casa; voci diverse e luoghi di origine diversi (dal Venezuela a Puerto Rico, dal Guatemala al Paraguay), ma con qualcosa in comune: la nostalgia per la propria terra d’origine e la fatica per conquistarsi un futuro migliore.
A spingere Alma e Arturo a lasciare il Messico alla volta del Delaware è la speranza. Qualche tempo prima Maribel, ora adolescente, ha subito un danno al cervello a seguito di un incidente e, secondo i medici, un recupero sarebbe possibile solo all’interno di un ambiente che sappia stimolarla e seguirla adeguatamente, una scuola “speciale”. Scuole di questo tipo sono rare in Messico, e ad Alma e Arturo non resta che richiedere il visto per gli Stati Uniti e lasciare la loro amata terra. Mayor, nel momento in cui vede Maribel per la prima volta, se ne innamora, e riuscirà a diventarle amico facendo sì che la ragazza recuperi quell’allegria e parte di quel contatto col mondo che aveva perso dopo l’incidente. La sua famiglia instaurerà un rapporto di profonda amicizia con quella di Alma, e le loro storie si intrecceranno profondamente.
Mentre Alma è alle prese con uno degli interrogativi fondamentali del libro – è giustificato, o addirittura dovuto, il senso di colpa per ciò che è accaduto in passato? – le vite di questi immigrati ispanici scorrono nella lotta quotidiana con le difficoltà di integrazione, i problemi linguistici e i fenomeni di discriminazione.
Cristina Henríquez riesce ad avvicinarci ai suoi protagonisti innanzitutto attraverso la lingua: lo spagnolo è spesso presente, anche a ricordarci le difficoltà degli immigrati che giungono negli Stati Uniti per necessità e si scontrano con una grandissima barriera, quella linguistica. Sia i personaggi tratteggiati con maggiore accuratezza sia quelli che compaiono solo per poche pagine portano con sé plausibili storie di immigrazione e – cosa che apre il cuore al lettore – la riconoscenza nei confronti di un Paese che vedono non solo come un’opportunità, ma anche come una nuova casa. Nonostante tutto.
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