Anna dei Miracoli, di Ana Juan
« All’alba del mio secondo compleanno, una malattia squarciò il velo che proteggeva la mia culla.
Da quella ferita entrarono centinaia di farfalle nere che si posarono sui miei occhi chiudendo il passaggio alla luce. Mi sprofondarono nell’oscurità e, con il battito delle loro ali, mi impedirono di tornare a sentire le voci amate. »
A metà tra l’albo illustrato e la graphic novel, Anna dei Miracoli, l’opera di Ana Juan (Logos edizioni, traduzione di Valentina Viggioli), racconta la straordinaria storia di Helen Keller e della sua insegnante Anne Sullivan.
Il delicato chiaroscuro delle illustrazioni ci accompagna alla scoperta di una bambina chiusa sotto una campana di vetro e isolata dal mondo perché non può vedere, sentire e parlare. Nell’Alabama del 1882 non esistevano soluzioni per questo isolamento e quelle che c’erano erano poche e avanguardistiche.
L’isolamento e la sovrabbondanza di cure hanno portato Helen ad essere capricciosa e insolente, a un livello tale che i genitori non hanno potuto far altro che cercare un aiuto esterno, qualcuno che potesse aiutare a riconnetterla con il mondo.
Questo aiuto si fa persona in Anne Sullivan, quasi cieca anche lei, una delle prime donne ad aver imparato a esprimersi con le mani. L’incontro con Helen non è dei migliori e gli ostinati tentativi di Anne per far uscire Helen dal suo isolamento sembrano non portare a nessun risultato. Fino a quando una brocca d’acqua non viene infranta e qualcosa scatta all’improvviso nella testa della bambina.
Sulle tavole di Ana Juan si rincorrono pochi colori, su un delicato sfondo crema. Mano a mano che le pagine scorrono qualche colore fa la sua comparsa, insieme all’aumentata capacità comunicativa di Helen.
I genitori della bambina appaiono come creature silenziose e quasi invisibili nel rigoglioso universo naturale che circonda Helen e Anne, entrambe sempre ritratte con gli occhi coperti, la prima dalle splendide farfalle nere, la seconda da degli occhialetti scuri che lasciano appena intravedere la forma della palpebra, metafora della sua quasi cecità.
Il monologo di Helen si interrompe durante la sua adolescenza, con una tavola che la mostra sempre insieme alla sua insegnante, grazie alla quale è riuscita a trasformare il buio in luce e a diventare la prima donna sordomuta laureata al mondo.
Alla fine del libro si trovano le biografie delle vere Helen Keller e Anne Sullivan e una breve riflessione dell’autrice, che spiega come ha cercato di immedesimarsi in una situazione di isolamento così estrema.
Nel 1962 dalla storia vera di Helen Keller e Anne Sullivan è stato tratto “Anna dei Miracoli”, film vincitore di due premi Oscar e di un BAFTA.
Parte del ricavato delle vendite di questo libro viene devoluto a CBM Italia Onlus, che si occupa della prevenzione della cecità nei paesi nel sud del mondo.
« E la conoscenza genera amore. E possiede la chiave del mondo dei sogni. »