Ars vivendi, ovvero l’arte del vivere secondo Wilhelm Schmid
Di fronte, lontano, nascosta da una nuvola di fumo, guarda verso una direzione imprecisata. Chissà dove vanno i suoi pensieri. La testa bianca, i passi incerti come se avesse tutto il peso del mondo da portare addosso. Una vita intera di pensieri, di facce, di ricordi, cose passate. Viene alla mente qualcosa, ma non si riesce a incastrare tutto. La casa si svuota, scende come luce fioca la pesantezza delle giornate, facile lasciarsi andare. Forse la saggezza può essere la ricchezza che non sappiamo, non pensate a qualcosa di complicato o impossibile.
Wilhelm Schmid, studioso e insegnante, ha svolto l’attività di “consulente filosofico” presso un ospedale di Zurigo e scrive best seller di grande successo mettendo in pratica l’aiuto concreto che i suoi studi portano con sé. Serenità, l’arte di saper invecchiare (Fazi Editore), il pamphlet che presentiamo, è stato in cima alle classifiche in Germania ed è un percorso lungo tutta una vita. Scritto con leggerezza, destinato a chi vuole imparare l’arte del saper invecchiare, che non è altro che l’arte di saper sostenere la vita.
Come affrontiamo il cammino inevitabile della nostra esistenza? Come vediamo i nostri anziani, che ci camminano accanto spesso trasparenti? Troppo veloce la nostra vita per non urtarli mentre percorrono le loro giornate lentamente; abbiamo sempre mille cose da fare, troppe per poterci fermare e considerarli, e considerare un percorso stabilito per tutti. Questo percorso che pare lo scorrere delle stagioni, dal timido incerto fresco della primavera che rassomiglia a quei primi passi sospesi dell’infanzia alla prepotenza sfacciata dell’estate che arriva impellente senza guardarti in faccia come certe adolescenze in cui ti senti tutta la forza del mondo, fino alla malinconia che scivola verso l’autunno e alle fitte sciabolate di ghiaccio dell’inverno, la parte della nostra vita più avanti.
È così vero che invecchiamo già nel grembo materno; che l’infanzia, come l’adolescenza, sono periodi dilatati ma brevissimi; che arriviamo improvvisamente svegliandoci verso i trenta e tutto assume un altro aspetto. Quello che prima era proiettato in avanti, quel tutto possibile, comincia a somigliare a uno sguardo interrogativo, e rivolto all’indietro. Ci chiediamo più spesso: “cosa ho fatto fino ad ora e dove arriverò?” ancora forti delle nostre potenzialità, viviamo la stagione potente che non è ancora metà del percorso. Via via scopriremo che il cammino lunghissimo, trascorso piano piano come si arriva alla sera da una mattina di fragoroso sole, inevitabilmente significa avere percorso più strada di quanto ne abbiamo da fare. Probabilmente l’incoscienza della natura ci ha programmati esattamente per non pensarci che al giusto tempo e finché quel pomeriggio della vita non si avvia verso la sera tutto ci sembra noioso e lontano.
In dieci passi Schmid affronta con noi, e per noi, il percorso che è quell’Ars vivendi che significa imparare ad accettare e non combattere l’ultima stagione della nostra esistenza. Contro il mondo che propina creme e pozioni antietà, una nuova visione che non è anti, ma miglioramento, è possibile. Il percorso giusto non è combattere l’avanzare inevitabile e progressivo dei nostri anni, ma affrontarli nel modo migliore. Esperienze nuove, nuove sfide, il sentirsi sempre e comunque in gioco. Se non esiste, come dice Schmid, un sapere in grado di garantire la definitiva certezza di come sarà, la filosofia ci può aiutare. Seneca già nel primo secolo d.C. sosteneva che “bisogna imparare la vita, per tutta la vita”, e proprio questo impariamo leggendo i capitoli di questo prezioso manuale. L’arte di invecchiare invece che l’arte di combattere l’invecchiamento: un processo che possiamo affrontare consapevolmente, resistendo alle noie e alla depressione perché consapevoli di ciò che sosteniamo. Stringersi agli affetti, non rinunciare alle esperienze, alle cose che ci piacciono.
Pensate a quante cose si possono fare senza nessun assillo, scegliendo per la voglia di scegliere e basta. Pensate a quanto la società stereotipata neghi spesso anche il contatto fisico verso chi è in là con gli anni, pensate a quanto bombardamento arrivi da fuori, che ci vuole giovani per sempre, perfetti per sempre, fino a crearci degli scudi che non ci permettono di sfiorare un viso di rughe come per timore di restarne infetti. Ed è proprio questo che con l’avanzare dell’età manca: il contatto, che ci pare naturale in certe fasi della vita. Chi resiste a non sfiorare il viso di un bimbo, liscio e levigato? Questo è ciò che abbiamo nella nostra visione prestabilita dell’esistenza: che ciò che vale, ciò che è amabile, è giovane e levigato e liscio e purissimo. Pensiamo invece quanto conti sfiorare il viso di un genitore, dei nostri nonni, fermarsi un attimo ad ascoltare un racconto che nessuno ascolta più. Non c’è pesantezza, non c’è noia nelle pagine di Schmid; ci sono invece tutta la voglia e anche l’ironia, la leggerezza di trattare un tema trovando una chiave, quella giusta per percorrere una via che tutti, prima o poi, dobbiamo attraversare.